[Video sottotitolato in italiano] Il tuo stesso cuore sta ora diventando il tuo amato 26 gennaio 2025 [Interlocutrice 1] Mi sembra di averti sentito dire che non si sa fino a che punto si sia onesti, aperti, e questo lo sento. [Mooji] Va bene, dici: "A volte non sappiamo se siamo davvero aperti" e sono piuttosto d'accordo, ma lo sei abbastanza da venire qui. Sai che negozio è questo? [Interl. 1] Sì. [Mooji] Che negozio è? [Interl. 1] Il negozio vuoto! [Mooji] Il negozio vuoto? [Risate] Furba lei! Ottimo, va bene. Sei venuta a comprare un po' di vuoto. [Risate] [Interl. 1] Ho l'impressione che sia facile non vedere che... [Mooji] In un negozio vuoto non si può comprare, solo essere; non c'è nulla da comprare. Sarebbe un buon titolo 'Venite nel negozio vuoto'. [Risate] Come la frase 'Ladri in una casa vuota'. Voglio usare questa cosa: perché hai scelto questo esempio del negozio vuoto? [Interl. 1] Quello che sento è di non poter essere sicura al cento per cento che non ci sia nulla che non riesco a vedere. [Mooji] Non so se ho mai incontrato qualcuno che fosse sicuro al cento per cento di qualcosa, eccetto del fatto di esistere. Forse questo lo si può dire: si è sicuri di esistere, di esperire o di percepire. Sei d'accordo o no? Tu sai di essere? [Interl. 1] Sì. [Mooji] E di esperire? [Interl. 1] Sì. [Mooji] Allora, lavoriamo solo su questo, dato che tutto il resto è traffico; ogni cosa si presenta ed è percepita; arriva e se ne va. Perché c'è una percezione? Perché ci sei tu, esisti tu. Ora dobbiamo indagare: lascia tutto ciò che va e viene, ora. Ci sei solo tu e la percezione. Tra te e la percezione, quale delle due è più vera, quale resterebbe se una delle due dovesse andarsene? Dici: "Io percepisco", quindi 'io percepisco' indica che l'esperire e tutto ciò che accade è percepito dall'io. Giusto? [Interl. 1] Sì. [Mooji] Potresti persino dire: "Io non sto percependo", ovvero: "Percepisco che non percepisco". Voglio essere chiaro e semplice. Quindi... [Interl. 2] Guruji, ma se si percepisse il vuoto? [Interl. 1] Quando chiedi quale dei due sia più vero... non ricordo esattamente cos'hai detto. [Mooji] Sai che esisti. [Interl. 1] Sì. [Mooji] E sai di percepire o esperire, percepisci tramite i sensi o la mente. Quando sorgono uno stato interiore o una situazione esteriore, sono percepiti da te. Tutto ciò che sorge può andarsene: gli stati mentali, emotivi, gli amici, c'è chi vive, chi muore e chi resta, stai male, ti senti bene, provi entusiasmo, noia, stanchezza o tanta energia; percepisci tutto questo, che va e viene, ma quel 'tu' che lo percepisce pure quello va e viene? Ed è personale? Sorgono anche gli stati personali, per cui anche quelli sono nel campo del percepibile, no? Pure queste cose, la sensazione 'io', la tua autobiografia e le tue idee sulla vita, tutte queste cose personali sono percepite anch'esse. Chiaro? E se mutano, pure quello è percepito, per cui non possono essere il percettore. Vero? [Interl. 1] Sì. [Mooji] Ciò che le percepisce è materiale o immateriale? È immateriale? [Interl. 1] Non è materiale. [Mooji] Non è materiale. [Interl. 1] Non posso dire cosa sia, ma sento che... [Mooji] Chi sta parlando, adesso? Non è una domanda trabocchetto. [Interl. 1] Indago. [Mooji] È ovvio che la risposta scorre facile e fluida, non si fa fatica ad affermare che tutte le cose sono percepite e che ciò che le percepisce, qualsiasi cosa sia, non può essere definito qualitativamente. È forse maschio o femmina? Oppure altro di questo tipo? No. Quindi, le risposte e le reazioni scaturiscono da lì. Le risposte arrivano e sono anch'esse percepite mentre si riversano da qualcosa, qualunque cosa o non-cosa sia. [Interl. 1] Non so se si riversano, comunque sono percepite. [Mooji] Va bene, comunque appaiono anch'esse. Allora cosa possiamo dire di ciò che le percepisce? È una struttura, o non è strutturato? [Interl. 1] Non ha struttura. [Mooji] Bene. E questo è significativo per te? [Interl. 1] Sì, lo è. [Mooji] Bene, allora, dove inizia il problema, se ne inizia uno? Questa è una nuova capacità che hai sviluppato? Tutti possono farsi avanti, non è specificatamente per te, è per tutti coloro che hanno la sensazione 'io sono', questa però, viene subito attribuita al corpo: "Sono una persona, sono tedesco, sono un medico", viene incamerato il 'sono questo e quello' e ci si convince di essere qualcosa di identificabile. Ma da dove ti trovi, pure questo è un costrutto, è visto, e l'io che le vede non è quelle cose, non puoi definirlo un medico o un'infermiera, non puoi dire che è alto un metro e settanta, o centosettanta centimetri, non ha nessuna di queste caratteristiche. Cos'è di per sé? Cos'è, se di suo non si connette a punti o elementi percepibili? [Interl. 1] Nulla lo disturba. [Mooji] Bene, ora reintroduciamo tutte le cose: ne viene disturbato? [Interl. 1] No. Lo è solo se l'identità non viene individuata. [Mooji] Se l'identità...? [Interl. 1] Non viene vista. [Mooji] È l'identità che porta tutti i guai? [Interl. 1] Identificarsi porta i problemi, ma per chi? [Mooji] Ah, e lo chiedi a me? [Risate] Devi scoprirlo, e questo è il momento buono. [Interl. 1] Il problema non può essere per ciò che non ne viene scalfito. [Mooji] Sì, 'ciò che non ne viene scalfito' è un oggetto percepibile? [Interl. 1] No. [Mooji] Dove si trova? [Interl. 1] Non ha una collocazione. [Mooji] E non ha problemi? [Interl. 1] No. [Mooji] Bene, allora andiamo dove ci sono i problemi: perché cerchi di risolvere laddove non c'è problema? [Interl. 1] Perché cercare di risolvere...? [Mooji] Sì. Lì, non ci sono problemi, allora dove andremo per trovarne uno? Bene, benissimo, indaghiamo, non voglio sentire: "Finisce qua, me ne vado", perché i problemi iniziano da qualche parte e tutti ne sono disturbati. Tutti chi? Pure questo devi scoprire. Sembra che tu sia nessuno e al contempo qualcuno, quando recedi in questo modo: "Ah, di fatto io sono qui, ma 'io' in quanto cosa? "Be', di certo non la persona: non è maschio, né femmina, né musulmano, né cristiano, sembra un qualcosa-nulla. Questa scoperta ha un valore? [Interl. 1] Sì. [Mooji] Quindi i problemi non stanno qui. [Interl. 1] No. [Mooji] D'accordo, allora il luogo dove sono i problemi è quello dell'identità, laddove sono qualcuno. [Interl. 1] Sì. [Mooji] C'è un modo in cui il senso di essere qualcuno... Che aspetto ha ora, a partire dal luogo della tua scoperta che in sostanza non sei nessuna delle cose di cui si è parlato? Il mondo delle cose, che valore ha? Non ha impatto su Questo, che è la causa del loro manifestarsi, tuttavia, c'è anche un senso dell'io molto familiare, ma è stabile? È costante questo 'io', questo secondo 'io'? [Interl. ] L'io in movimento non è costante. [Mooji] Ma non è l'io in movimento che è venuto al satsang? [Interl. 1] Sì. [Mooji] Sì. Questo perché non riesce a controllare il proprio mondo. [Interl. 1] E meno male che non ci riesce, altrimenti non scoprirebbe chi è davvero; se riuscisse a controllare le cose, non ci sarebbero i problemi e il dolore che accompagna l'identificazione. Non ci sarebbe la spinta a... [Mooji] Quindi deve avere una spinta, una motivazione. Qual è la motivazione dell'io che è l'io-persona? Noi esseri umani abbiamo tutti la maschera e il morbo dell'io-me. Cosa cerca, in realtà, questo io-me? La domanda è per tutti: l'io-me è tranquillo e beato, contento di essere io-me? No, allora cosa vuole? [Interl. 2] Liberarsi dalla sofferenza. [Mooji] Questo è vero solo per te? D'accordo: liberarsi dalla sofferenza. E cosa lo fa soffrire? [Interl. 3] Le sue proiezioni. [Mooji] Le sue proiezioni, eccetera... Ora siamo su un terreno comune a tutti: ha delle sofferenze. [Interl. 1] Ma non sono certa che l'io identificato desideri trovare pace. [Mooji] Non vuole trovare pace? [Interl. 1] Non ne sono certa. [Mooji] Stai dicendo che tu che parli ora, non sei quella, giusto? Non sei la persona, poiché dici di non essere certa che essa... Chi sta parlando, ora? Tanto per essere chiari, e indagare. Da dove osservi? Da un luogo d'identificazione, o di non-identificazione? C'è una sensazione 'io sono', che chiamo 'coscienza' ed è l' 'io sono' che non ha tutta quell'identificazione con la persona. Questo è ciò che chiamerò il 'Brahman', per ora, solo perché ho un'altra parola di riserva, che è 'Parabrahman'. Capisci? Bene, quindi è la coscienza, è lo 'stato guru' dell'essere, che c'è per tutti ed è quello da cui la persona, il suo mondo e così via, vengono visti, senza che scatti alcun senso di disturbo. Da questo luogo l' 'io sono' ha il potere, quando osserva l'io-me, l'io-persona', di infondergli grazia, perché nella forma della persona... Mi seguite, tutto bene? Nella forma della persona l'io è pur sempre coscienza, è una sua modalità. Quel senso di essere, chiamiamolo 'anima', se vi va bene per ora: è solo un nome provvisorio. L'anima si riveste di alcune caratteristiche che in India vengono chiamate 'guna': sono delle qualità energetiche o tendenze specifiche che influiscono sull'anima. [Interl. 1] Scusa, con 'anima' intendi la persona? [Mooji] Sì, lasciami proseguire e vedrai. Parlo del senso di essere qualcuno: un'entità con delle caratteristiche, una storia, degli abbinamenti, dei genitori, una famiglia e tutti questi elementi descrittivi che vi rendono unici e vi rendono voi, almeno per il momento, perché ciò che dite di voi continua a mutare: se scrivete un'autobiografia che copre vent'anni di vita, andrà modificandosi, per cui la persona non è stabile. Invece, l' 'io sono', da cui nasce la proiezione chiamata 'mente', 'persona'... Nomino insieme 'mente' e 'persona', per ora, se volete che copriamo bene l'argomento, perché è bene che capiate: si fa chiarezza, no? Quindi... è nello stato di coscienza personale che si generano tutti i conflitti: i desideri, il dolore, la vita, la morte, 'te', 'me', su, giù, inferno e paradiso: fa parte della persona, che non è mai un ambiente stabile; anche se non ci sono fattori esterni, tormenta se stessa, soffre dei suoi stessi pensieri: "Mi sento sola, non so cosa farò"; ha sempre problemi. Chiaro? Ma lei è anche in viaggio in questo mondo, così come lo conosciamo; tutti sono in viaggio alla scoperta di sé, anche se non ne sono consapevoli. Per un po', la nostra sete di esplorazione può limitarsi al fenomenico: "Voglio essere avvocato, medico, cantante, essere qualcosa, essere famoso" e tutto dà frutto, è tutto energia che fruttifica. Magari si diventa ricchi e famosi, cose del genere, ma si scopre che anche chi è ricchissimo, a un certo punto non si sente più soddisfatto, perché l'intero sistema è costruito così: non si troverà la soddisfazione vera, autentica, finché non si è tornati a casa, cioè prima di essersi risvegliati alla vera natura, che non è altrove, laggiù: si tratta solo di togliere delle stratificazioni. Secondo il mio modo di vedere le cose, è la persona a compiere il viaggio della vita e io non direi... Secondo il pensiero Advaita, non esiste la persona, né la mente, né il mondo, e in ultima analisi è vero, ma si deve capire in quale luce è vero, perché quando si dice alla gente che ha un forte senso di se stessa, una filosofia, delle convinzioni e così via, che tutto ciò non è vero e non esiste, risulta molto doloroso; non capisci: "Ma cosa dici?!". Alcuni potranno imparare e adottare quell'atteggiamento, ma dentro non sarà autentico: prima deve esserci chiarezza. Quindi, il senso di essere qualcuno è coscienza! Quando si dice o si pensa: "Io"... Nessuno vi ha dato quell' 'io', come avete ricevuto tutto il resto, i vostri genitori non hanno detto: "Ti chiamerò Io" tuttavia, tutti hanno il senso intuitivo di sé come 'io', nella versione della sua lingua. Persino le zanzare hanno il senso dell'io: 'io' indica l'esistenza, 'io esisto', è questo il suo vero significato, ma l'io personale considera di rado il significato-radice di esistenza e coscienza e non sa nemmeno che non può morire in quanto coscienza: la coscienza non può morire, ma muore la sua convinzione di essere il corpo. Questo non significa che lei morirà: muore il corpo, ma non ciò che siete, quello si trasferirà soltanto, par fare ulteriori esperienze, se le deve fare. Questa spinta interiore dei vari esseri viventi in corpi diversi... Direi così: le identità, nei vari corpi vanno dove li porta il grado di maturità; alcuni vogliono solo la fama, altri cinque figli, una bella casa e soldi per fare ciò che vogliono. Questi desideri il Parabrahman, il Paramatman li autorizza: la vita può dargli vita. Si possono avere tutti i desideri, buoni e cattivi, e appagarli sarà utile. Pure un ladro vuole migliorare e gli sarà dato di diventare un ladro migliore. Dio sa come usarvi da grande ladro! Grazie al vostro furto farà crescere altri, magari più evoluti di voi, che avevano bisogno d'essere derubati per salire un altro gradino. Tutto l'insieme è gestito magnificamente [risate] dal Paramatman che si prende cura di ogni cosa. Non manca assolutamente nulla, e non solo per gli umani: anche per il regno delle formiche, delle api, dei cavalli; Egli è il Dio di tutti i regni. Hanno tutti le loro regole, la loro filosofia, i loro modi di fare, i loro gusti e disgusti, hanno desideri, sofferenze e tutto evolve in qualche modo. Ma per ora, restiamo nel nostro mondo. D'accordo? Nel nostro mondo c'è questa spinta, e per un po', a seconda di... non tutti hanno raggiunto lo stesso livello di maturità: Lui ha fatto così, non ha detto: "I più maturi di qua, gli altri di là". No, ci ha mischiati tutti e litighiamo, ma ci serve anche. Capite? Lo dico perché non vi lamentiate della vostra vita, di ciò che vi viene mandato, tipo: "Mi è accaduto, ma non avevo fatto nulla!". In realtà, ve lo siete guadagnato e dovete usare quell'esperienza per trascendere. Quando avete trasceso dentro di voi, la vostra luce illumina pure gli altri, ma non mettetevi a pensare: "Ah, la mia luce!". Capite? [Risate] Allora, abbiate l'atteggiamento di dire: "Bene, questo ci voleva in qualche modo, mi indica qualcosa", invece di dire: "Vengo attaccato!". L'io-persona è anche molto miope e sempre sulla difensiva, ecco perché non cresce in fretta: si sente vulnerabile, e chi è vulnerabile va a barricarsi, poi da lì spara sugli altri. Quando lo vedete, capite: "Ma una coscienza più profonda...". Lei ha appena parlato proprio da quella coscienza, che vede la persona e il suo mondo con maggior distacco. Dici: "Ti parlo, ma in realtà, da qui, mi sento benissimo". Ma cosa vuoi? Di cos'hai bisogno? Che problema hai? "In realtà, da qui non ne ho, "per averne uno devo tornare laggiù", cioè nello stato della persona. "I miei vicini, la mia relazione di coppia, avrò abbastanza soldi?": questi sono i crucci che vi fanno crescere, vi aiutano. Quando riconoscete e capite questo, non vi arrabbiate più accusando gli altri, ma usate quelle cose. Quando però venite qui, voglio vedervi accelerare il processo, e ne siete in grado: potete procedere a piccoli passi, o entrare nella grande scoperta. Potete andare da un passo all'altro, o da una galassia all'altra. Ritengo e presumo, correggetemi se sbaglio, che se siete venuti qui avete, in voi, la capacità di fiorire a un livello più elevato, quando vi accorgete: "Aspetta, spreco parecchio tempo a stare nella persona "ora che sono consapevole di stare nella coscienza e di esserla". A quel punto che accade? Imparate a osservare come vi ho mostrato: va fatto perché c'è troppa identificazione e questo vi rallenta, con la conseguenza che accumulate concetti, e più ne avete, più diventate torbidi, densi e rigidi. Se siete con gente che ha una massa di concetti, i vostri e quelli loro non riescono a danzare insieme e può accadere persino in famiglia. Quindi, guadagnando la capacità di osservare con distacco, avrete imparato a osservare e potrete fare la scoperta che anche la persona, il soggetto di tutto il vostro mondo, è anch'essa osservata. Quando riuscite a vederlo, potete dire: "Caspita, non c'è solo il mondo, "c'è l'io personale nel quale esso si riflette!". Dico che sono le due facce della stessa medaglia: sono abbinati e il vostro errore è stato identificarvici e pensare: "Ma è il mondo che è tutto sbagliato, non io". Come mai fate questo? Perché pure la persona ha preso il nome 'io', mentre 'io' significa Dio! Capite? Il vostro io è la coscienza, ovvero il principio divino. Però ora capite l'io e la differenza fra l'io-me e l'io-io, ovvero l' 'io sono'. Nell'io-me, si hanno tutti i guai della vita: "Non ottengo... Lui si è ammalato", e sono cose forti, perché non sono iniziate con l'incarnazione in questo corpo, vanno avanti da tanto tempo. Pian piano però maturate attraversando il campo dei guna, ovvero delle energie che... Nel guna tamasico, l'identità personale è molto robusta e si lascia disturbare facilmente; c'è tanta identità, tanta renitenza: questo guna viene definito 'tama guna'. Poi, l'energia dell'entità individuale può anche essere segnata da ciò che definiamo il 'raja guna': qui l'anima ha molta energia, desideri, vuole agire, è avventurosa, ha tante idee. C'è anche un altro guna, definito 'sattva' ed è più puro, ovvero il suo campo energetico è più attratto dallo spirito: dall'evoluzione della coscienza e della realizzazione. Questi guna giocano nell'essere, uno predominerà in una persona, mentre in un'altra sarà più forte un altro guna. Dico quindi che tutti voi dimostrate di avere una predominanza del sattva guna, ma il raja guna è lì, che vi vuole afferrare per la coda [risate] e qualche volta il tama guna cerca di farvi provare disperazione. Fa tutto parte del gioco ed è divertente guardare le cose così, no? [Risate] Be', magari non è poi così divertente! Però ci fa capire un po'. Allora, in qualche modo, venire al satsang senza avere subito pressioni in merito, indica che la vostra anima ne è attratta, e più scoprite, non col solo intelletto, ma facendo esperienza di ciò che avete capito, più vi sentite interiormente incoraggiati. Vi state innamorando e quando vi innamorate di qualcuno in modo profondo, non avete bisogno che qualcuno venga a ricordavi di pensare al vostro amato: la spinta a farlo sorge da dentro, qualsiasi cosa facciate o pensiate, state sempre lì. [Risate] Ora il vostro Sé, il vostro cuore, sta diventando l'amato della persona. Qui, siamo nel guna sattva e vi sentite sempre più attratti. Dopo il guna sattva, cosa accade? C'è uno stato definito 'Turya', nel quale diventate più puri e agite maggiormente dalla coscienza; gli stati inferiori non vengono più a disturbarvi e nemmeno l'identità: arriva quel momento. La gente vi chiede: "Sei Paolina?" e rispondete di sì, usate ancora il vostro nome e quando vi risvegliate del tutto nel Sé non lo dovete cambiare e chiamarvi Parabrahman, o con qualche altro nome splendido, continuate a usare il vostro, ma non siete quel nome. È come se qualcosa si dispiegasse, in qualche modo: i concetti non vi si appiccicano più, quindi non sono più tanto importanti e vi diventa disponibile tutto! Potete ascoltare senza dover decidere: "Io credo questa cosa e tu? Che opinione o posizione hai?". Non ha importanza in realtà, perché siete nel vostro essere, che è tutto. Va bene se parliamo così? Sgomberiamo il campo. D'accordo? Spazziamo casa, per farvi capire. Quando dite: "Non so perché continuano a tornare queste cose", è perché avete costruito una relazione appiccicosa. Per cui non vi dico come risolvere quel problema e poi un altro, bensì di imparare a fare una cosa: osservare il vostro senso d'identità, i suoi gusti e disgusti, ma mantenendo una certa distanza. Imparate questo: lo vedete, ma apprendete a distaccarvene. E cosa vi ho detto? Che il 99,9 per cento delle cose del mondo non vi turba: quindi ovunque andiate nel mondo potete agire senza essere calamiti, con naturale distacco. Ma poi c'è quel 0,1 per cento di cose di cui invece vi importa: "Va bene tutto, ma non mi piace il rosa", o: "No, non è per me, questo non mi piace, allontanate da me queste piume di pavone". Sono cose come quelle che vi incatenano ancora alla forma personale: siete fieri di essere un certo tipo di persona, senza rendervi conto che barate e che non osate assumere la vostra bellezza: voi siete tutto questo! Così non riuscirete mai a imparare ad amare davvero tutti, pure coloro che non sono ancora nati! "Be' no, non li ho mai visti! Non sapevo di loro...". No, no! Capite? Questa è la vostra natura, non una vostra scelta. Allora, qual è la cosa semplice da fare? Imparare a osservare sempre più con distacco e a riconoscere. La mente di Māyā dirà: "È una perdita di tempo, farlo non mi dà niente, mi fa dormire. "Se cerco di osservare senza attaccamento mi addormento". Persino qui, quando facevano l'esercizio 'Semplicemente essere', appena suonavo la campanella qualcuno crollava: ma vi siete appena svegliati! [Risate] Di che si tratta: è una sorta di opposizione psichica che abbiamo. Qualcosa non vuole che raggiungiate la pienezza del vostro essere, è l'energia di Māyā che si oppone un po', ma non preoccupatevi, presto cambierà: non appena inizierete a sentire il darshan del vostro cuore, vi sentirete incredibilmente incoraggiati, ma ve lo dovete guadagnare. L'insegnante vi insegnerà come fare, ma dovrete partecipare; dovete partecipare, starci dentro, perché nemmeno il più grande guru vi può aiutare se non ci mettete il cuore. Dovete impegnarvi e guardate cos'è: è molto misterioso, ma non difficile. Il cammino è stato reso molto chiaro: più si va in alto, più l'aria è pura, ma aumenta anche l'opposizione. Infatti il sé terreno combatte: è pigro, è fatto così, lo si deve sorvegliare. Dovete imparare a osservare questo e ad andare avanti dritti. A un certo punto potreste dire: "Non c'è nulla che mi incoraggi, "la mente mi sta uccidendo!", ma qualcuno vi ricorda: "Guruji ti ha detto di farlo, però" e tu: "Sì, ora lo faccio", lo fate perché avete fiducia, abbastanza da darvi un po' di forza, di coraggio e pure la forza vitale vi dà il potere necessario, perché avete scelto. Avete scelto molte cose nella vostra vita e lo farete ancora, ma state scegliendo il Supremo! State scegliendo la coscienza divina, il Sé. Quando parlo così, mi commuovo, sapete? Se scegiete Questo, allora fate buon uso della forma nella quale vi siete incarnati. Ci sono molte cose che, se le scegliete, vi ritardano, e va bene: vi piace questo, quello, siete liberi di farlo e ci sta, ma se avete nel cuore quella scelta lì, allora avete fatto quella più elevata! Però sarete messi alla prova e dovrete uscirne vittoriosi, allora vi verrà incontro tutta la grazia del Parabrahman. Dite: "Ho girato l'angolo, qualcuno mi ha fatto 'buh' e non vado più al satsang" e poi mi chiedete: "Qual è il livello più alto?", ma se non siete riusciti nemmeno a superare quello inferiore! Volete il massimo, però se viene qualche ometto a canzonarvi con disprezzo, voi vi rattrappite. Sono piccolezze: come farete a superarle? Osservando e imparando a lasciare che la paura... Non cercate di bloccare le sensazioni, non serve, lasciatele arrivare, ma vedetele con chiarezza: è la forza vitale, la forza dell'abitudine che si esprime e il corpo è il suo feudo, questi sono i suoi sensori: gioca qui dentro, così come la mente e vi chiedete: "Come mai riesco a vedere questo? Come?". Man mano che restate nel vostro satsang e ascoltate, scoprite: "Laddove pensavo non ci fosse via d'uscita, invece ce n'è una!". Quale? Sta qui, nel cuore! Dunque, prosegui e basta. Se ti fai un po' male, non provare altro e altro ancora che sia più piacevole. No, devi avere un po' di fiducia. Se non hai fiducia puoi chiedere: "Babaji, ti prego, voglio credere, mi fido, "ma sono debole, aiutami!", allora arriva l'aiuto di Dio. L'aiuto arriva, abbi umiltà. Man mano che maturi arriva la gentilezza, e magari prima non ti accorgevi di essere ben poco gentile. L'egoismo se ne va e arriva l'empatia, arriva un senso di spazio, se ne va la pesantezza. Inaspettatamente fluisce la grazia e ricevi dei doni senza averli apparentemente meritati. Arrivano delle cose e ti chiedi: "Ma come è possibile?". Poi, quando inizi a star bene, qualcosa ti punge! [Risate] Arriva anche questo, arriva di tutto, ma questo ti farà rinunciare? Succede così. Ho un immenso... Ho scoperto che ho amore nel cuore per tutti gli esseri viventi e non ci ho lavorato su: basta restare aperti ed entrare in contatto con l'amore naturale, il vostro stato naturale si insedia. Il mio servizio però, è per il sangha che, se non mi sbaglio, sono coloro che percepisco essere in un viaggio di risveglio più elevato; questo corpo e la sua forza vitale sono consacrati a loro, sono consacrati a questo. Problemi ne avrete, ma li supererete, e il potere supremo, il potere più puro dell'universo vi ha chiamati. Inoltre, vi sostiene affinché possiate riconoscere. Smettete di considerarvi una cosetta misera, ma non pensate nemmeno di essere chissà cosa. [Risate] Già. Se c'è una cosa che ripeterò sempre è: non mollate, continuate a indagare e chiarite i malintesi su voi stessi. C'è chi dice: "Faccio così", invece non è ciò che indico, allora vi dico: "Vieni qua, fallo tu adesso, osserva", e... "Caspita!". Ma questo non mettetevelo in tasca: mettetevelo nel cuore e restateci dentro, espandetevi in esso; in questo modo, l'autobiografia che scrivete nella persona, scomparirà. [Interl. 1] Grazie. [Mooji] Grazie. Sta succedendo pure questo: mi trovo sempre più spesso davanti a chi... li incontro e basta, stiamo un po' insieme, indaghiamo e presto la mente si placa, scendiamo dalla testa al cuore. Volete seguirmi? Scendiamo, state lì, allora la sostanza della mente si prosciuga, in modo molto naturale, con semplicità. Ve l'avevo detto dall'inizio: è semplice, perché non dovete creare il vostro Sé: potete crearne uno falso, ma il vero Sé, potete solo scoprirlo. Quando lo scoprite, colui che l'ha scoperto si fonde in esso. Copyright 2025 Mooji Media Ltd. 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