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Capitolo 1 – La principessa stanca
Roma. Una città bellissima,
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piena di storia, sole e profumo di caffè.
Ma io non vedo niente di tutto questo.
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Mi chiamo Anna, sono una principessa. E tutti
pensano che la mia vita sia perfetta, ma nessuno
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sa quanto sia difficile respirare quando ogni tuo
gesto è programmato. Sveglia all’alba, colazione
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con dieci persone, riunioni, incontri, discorsi.
Tutti mi parlano, ma nessuno mi ascolta davvero.
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Oggi siamo arrivati a Roma per una visita
ufficiale e la città è in festa. Fiori ovunque,
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fotografi, saluti e inchini. Io sorrido, certo,
è il mio lavoro sorridere, ma in realtà mi sento
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sopraffatta. Sento di aver bisogno di aiuto.
Dopo cena, nel mio appartamento del palazzo,
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il medico di corte entra silenzioso:
“Principessa, questa iniezione
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l’aiuterà a rilassarsi,” dice con voce calma.
Poco dopo, sento la testa diventare leggera.
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È strano, ma piacevole, come se tutto intorno
si muovesse più lento. Mi sdraio sul divano,
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ma dentro di me cresce una voglia troppo forte
di scappare, di uscire da quella prigione dorata.
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Allora, senza avvisare nessuno, indosso un
cappotto semplice, senza corone, senza titoli,
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e scendo dal palazzo da una porta secondaria.
Nessuno mi ferma, nessuno si accorge di niente.
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Le strade di Roma sono vive, rumorose, vere.
Mi siedo su una panchina vicino al Tevere,
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l’aria è fresca, la città brilla
sotto le luci. Mi sento libera.
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Ma improvvisamente, il mondo
comincia a girare, le gambe non
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mi reggono più e il cuore batte forte e veloce.
L’iniezione iniziava a fare veramente effetto.
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L’ultima cosa che vedo è un uomo che mi
guarda sorpreso. Poi tutto diventa buio.
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Chi è? Dove sono finita?
Capitolo 2 – Una notte di libertà
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Quando riapro gli occhi, vedo un soffitto
sconosciuto. Non ci sono lampadari dorati,
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né tende di seta, solo una stanza semplice,
piccola, con una finestra aperta e l’aria della
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notte che entra leggera.
“Ehi… tutto bene?”
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Mi giro lentamente, un uomo mi sta
guardando. È giovane, forse sui trent’anni,
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con i capelli spettinati e lo sguardo
attento, sembra sorpreso, ma non spaventato.
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“Ti ho trovata addormentata su una panchina. Era
tardi, pioveva… sembravi un po’ fuori posto.”
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Provo a rispondere, ma ho la bocca
secca. Lui mi porge un bicchiere d’acqua,
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che bevo tutto in un sorso.
“Come ti chiami?” mi chiede.
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Mi fermo un secondo. Dire Principessa
Anna non è una buona idea.
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“…Anya” rispondo. È il primo
nome che mi viene in mente.
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Lui sorride. “Io sono Joe Bradley, giornalista.”
Cerco di alzarmi ma le gambe tremano ancora,
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anche se mi sento un po’ meglio.
“Scusa per il disturbo, adesso vado.”
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Joe mi guarda perplesso. “A quest’ora? Non sai
nemmeno dove sei. Aspetta almeno domattina.
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C’è un divano, puoi dormire lì, tranquilla.”
Ha ragione. Mi risiedo piano. Lui mi offre
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una coperta e sparisce in cucina.
Mentre chiudo gli occhi, sento i
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rumori della città che dorme. È una pace
strana, una libertà che non ho mai provato.
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Ma dentro di me so che questo uomo tornerà
a farmi delle domande. E che la mia piccola
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bugia — Anya — potrebbe durare poco.
Domani sarà un giorno difficile.
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Capitolo 3 – Incontro con Joe
Mi sveglio con il profumo del caffè,
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la luce entra dalla finestra e per un attimo
dimentico tutto: il protocollo, i vestiti stretti,
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i discorsi ufficiali.
Poi sento una voce:
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“Buongiorno, principessa.”
Mi blocco. Mi ha scoperta?
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Alzo lo sguardo, Joe è in piedi
con due tazze in mano e un sorriso
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ironico. “Scherzo. Buongiorno, Anya.”
Tiro un sospiro di sollievo, prendo la
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tazza e bevo piano. Il caffè è forte, vero. Non
come quello annacquato che mi danno a corte.
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Joe mi guarda mentre bevo.
“Allora, da dove vieni?”
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Pausa. Non posso dire la verità,
non posso parlare del mio Paese,
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della mia famiglia, dei miei doveri.
“Dal nord,” dico. “Sono in vacanza da sola.”
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“Interessante.” Joe accenna un sorriso ma i
suoi occhi mi osservano troppo attentamente.
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Lui è diverso dagli uomini che conosco: non
si inchina, non finge, è curioso ma calmo e
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sicuro di sé. Mi mette un po’ a disagio
ma allo stesso tempo mi incuriosisce.
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Dopo colazione, Joe si mette la giacca e
prende il cappello. “Ti va di fare un giro?”
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Mi illumino. “Davvero?”
“Ti faccio vedere Roma, come non l’hai mai vista.”
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Io annuisco, entusiasta. Non posso dire di no!
Ma appena esco dalla porta, lui si ferma un
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momento. Tira fuori il portafoglio, guarda
qualcosa, poi lo rimette via in fretta.
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Non capisco.
In realtà lui adesso sa chi sono,
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e quel giro per Roma… per lui è molto più di
una passeggiata. Ma questo io non lo sapevo…
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Capitolo 4 – Un giorno a Roma
Roma è meravigliosa. Camminiamo tra
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vicoli stretti e piazze immense, con il sole
che scalda la pelle e il rumore dei motorini
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che passa veloce. Joe mi mostra ogni angolo
come se fosse casa sua e io mi sento leggera.
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“Questa è Piazza di Spagna,” dice. “Qui
la gente si siede, sogna, si innamora.”
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Io mi siedo sui gradini, rido, tolgo le
scarpe. Mi sembra di vivere per la prima volta.
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Nessun impegno, nessun fotografo,
nessuna regola. Solo io… e lui.
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Ma Joe è silenzioso, ogni
tanto guarda l’orologio. E poi,
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quando pensa che io non lo veda, tira fuori
un piccolo taccuino e scrive qualcosa.
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“Che fai?” chiedo, curiosa.
“Niente, prendo appunti.”
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“Su di me?”
“Magari.” sorride,
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ma cambia argomento. “Hai fame?”
Mangiamo in una trattoria semplice,
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con tavoli di legno e tovaglie a
quadretti. Ordina per me: pasta,
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pane, vino leggero. Tutto ha un sapore nuovo.
Ogni tanto, nella sua voce, sento qualcosa
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di strano. Come se ci fosse un
secondo pensiero dietro le parole.
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Quello che non so è che Joe, questa mattina, è
andato in redazione. Ha visto la mia foto sul
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giornale: “Principessa Anna scompare durante
la visita a Roma”. E adesso ha un piano.
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Un articolo esclusivo. Un’intervista
segreta. Una notizia da prima pagina.
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Io? Io vedo solo Roma. Lui invece…
vede il colpo della sua carriera.
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Ma qualcosa nei suoi occhi
cambia e io non so ancora quanto.
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Capitolo 5 – La Vespa e la Fontana di Trevi
“Mai guidato una Vespa?” chiede Joe,
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con quel suo sorriso mezzo serio, mezzo ironico.
Scuoto la testa, ma gli occhi brillano. “Mai.”
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“È il momento giusto.”
Mi sistema il casco,
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mi spiega velocemente i comandi, poi mi lascia
da sola. “Vai piano,” dice. “Roma non scappa.”
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Le mani mi tremano un po’, ma accelero. La Vespa
salta come un cavallo selvaggio, e io grido di
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gioia. Il vento nei capelli, il rumore della
città, la gente che ride vedendomi passare.
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Joe mi segue correndo, poi salta
dietro di me. “Ok, adesso guido io!”
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Giriamo tutta Roma: il Colosseo, il mercato,
le strade del centro. Sembra un sogno.
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Poi arriviamo davanti a una fontana enorme,
bianca, piena di statue. “È la Fontana di
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Trevi,” dice Joe. “Si lancia una
moneta ed esprimi un desiderio.”
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Prendo una moneta, la tengo stretta tra le
dita e penso a tutto quello che ho perso,
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a tutto quello che, forse, posso ancora avere.
Chiudo gli occhi e lascio andare la moneta.
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Non dico il desiderio ad alta voce
ma Joe mi guardae forse l’ha capito.
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Nel pomeriggio ci fermiamo
in un parco, sotto un albero,
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Joe stende la giacca per farmi sedere.
Parliamo per ore di tutto e di niente.
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E per un attimo dimentico chi sono.
Sono solo una ragazza in vacanza a Roma.
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Ma non siamo soli. Da lontano, un uomo con
una macchina fotografica scatta una foto.
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Questa non è solo una giornata perfetta, è
anche l’inizio di una verità che qualcuno,
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molto presto, dovrà affrontare.
Capitolo 6 – Il fotografo segreto
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Non mi accorgo di nulla. Io rido,
corro, parlo e Joe mi guarda, risponde,
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ma a volte resta in silenzio. Come se
ascoltasse un’altra voce dentro di sé.
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“Chi era quell’uomo con il cappello?”
chiedo, mentre beviamo una bibita seduti
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a un tavolino. L’ho visto due o tre volte
durante la giornata, sempre nei paraggi,
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sempre con una macchina fotografica.
Joe si finge sorpreso. “Quale uomo?”
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“Quello che scattava foto.
Non sembrava un turista.”
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Lui ride, ma non troppo convinto.
“Roma è piena di gente curiosa.”
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Cambio discorso perché non voglio
rovinare il momento. Ma qualcosa
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dentro di me si muove, una piccola ombra.
L’uomo con il cappello si chiama Irving. È
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un fotografo, il fotografo di Joe. E tutto quello
che faccio — la Vespa, il gelato, la Fontana di
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Trevi — finisce nel suo rullino. Ma ovviamente,
questa era un’altra delle cose che non sapevo.
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Joe ha promesso al suo capo un’esclusiva: una
giornata con la principessa misteriosamente
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scomparsa. Una bomba giornalistica, fama e soldi.
Solo che ora non è più così semplice perché ogni
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parola che dico, ogni sorriso che faccio
comincia a toccarlo e lui non è più sicuro
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di cosa voglia davvero.
“Domani,” dice Joe mentre
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camminiamo verso il fiume, “potresti
raccontarmi qualcosa di te. Davvero.”
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Io lo guardo. “Forse.”
La verità è vicina, troppo vicina. E tra le
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luci del tramonto e il rumore dell’acqua, sento
che questa giornata non finirà come le altre.
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Qualcosa sta per cambiare tra
noi. O forse dentro di me.
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Capitolo 7 – La verità a metà
Il giorno dopo, Joe arriva
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presto. Mi trova seduta sul letto, con
lo sguardo fisso fuori dalla finestra.
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“Sei pronta per un altro giro?” chiede.
Ma stavolta la sua voce è meno leggera.
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Io annuisco ma dentro sento un peso.
Passeggiamo per i giardini del Gianicolo.
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La vista su Roma è mozzafiato ma Joe
sembra nervoso. Si sistema il colletto,
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si passa la mano tra i capelli.
“Anya…” comincia.
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“Sì?”
“Tu non sei proprio una turista, vero?”
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Mi fermo, il cuore batte più
veloce. Lo guardo. Lui mi guarda.
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“Chi sei davvero?”
Vorrei rispondere e dirgli tutto. Dirgli
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che mi chiamo Anna, che sono una principessa,
che ho disobbedito a ogni regola per vivere,
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per respirare, ma ho paura.
“Non sono chi pensi,” dico
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solo. “Ma non voglio mentirti.”
Joe abbassa lo sguardo. “Io neanche.”
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Lo dice piano, come se avesse paura
delle sue stesse parole. Poi aggiunge:
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“Volevo scrivere un articolo su di te,
sapevo chi eri già da ieri mattina.”
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È come se l’aria diventasse
improvvisamente fredda.
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“Mi hai usata?” chiedo.
“No… almeno non più.”
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Silenzio. Il vento soffia tra gli
alberi. Una foglia cade tra noi.
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“Quindi tutto questo?”
“Era reale. Lo è ancora.”
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Vorrei credergli ma dentro
sento qualcosa rompersi.
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E in quel momento, una macchina elegante si ferma
vicino alla fontana. Scende un uomo in giacca
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nera. È uno dei miei e mi sta cercando.
Il tempo che ho rubato sta per finire.
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Capitolo 8 – Il ritorno
Non corro, non grido e
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non scappo. Guardo solo quell’uomo in giacca
scura che si avvicina. Il suo sguardo è fermo,
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severo sa chi sono e sa dove devo tornare.
Joe resta immobile e non dice niente,
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forse perché capisce che è finita.
L’uomo si avvicina a me e parla con
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rispetto. “Sua Altezza, è ora di tornare.”
Annuisco, non protesto. Sento la stanchezza
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entrare in ogni parte del mio corpo.
Joe abbassa lo sguardo. “Anna…”
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Mi volto verso di lui.
“Non scriverai quell’articolo,
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vero?” gli chiedo, a bassa voce.
Lui fa un mezzo sorriso, amaro. “No,
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ma Irving ha le foto.”
“Bruciale.”
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Lui annuisce piano, ma non so se lo farà davvero.
Salgo in macchina. La portiera si chiude. E con
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quel gesto, tutto si chiude:
la mia libertà, la leggerezza,
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la giornata rubata a una vita che non ho scelto.
Guardando dal finestrino, vedo Joe rimanere solo
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nella piazza. Non fa un passo, non alza la mano
ma solo lo sguardo e in quegli occhi c’è tutto:
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rabbia, rimpianto… e qualcosa
che assomiglia a un addio.
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Non piango, non ora, ma
dentro ogni ricordo brucia.
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Mentre la macchina parte, sento la
città allontanarsi. Le sue strade,
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la fontana, la Vespa… e lui.
Torno ad essere chi sono sempre stata
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ma non sarò mai più la stessa.
Capitolo 9 – L’intervista
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Il giorno dopo, indosso di nuovo il
mio abito ufficiale, trucco perfetto,
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spilla di famiglia sul petto, mani ferme.
Sono di nuovo Lei, la principessa.
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Ma dentro, qualcosa si è spento.
La conferenza stampa è pronta:
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le luci, i microfoni, i giornalisti in prima
fila. Tutti aspettano di sentire la verità.
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Dove sono stata e perché.
Salgo sul palco e il mio segretario
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mi porge il discorso preparato. Lo prendo, lo
guardo e lo piego con calma mettendolo via.
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Parlo a braccio.
“Chiedo scusa per l’assenza non annunciata.
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Ho avuto un momento... privato e credo che
ogni essere umano, a volte, ne abbia bisogno.”
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Silenzio. Nessuno fiata.
“Ringrazio la città di Roma e chi
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mi ha aiutata senza sapere chi fossi davvero.”
I miei occhi cercano la sala. Lo vedo, è lì,
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in piedi in fondo. Joe. Camicia chiara, giacca
stropicciata, lo sguardo fisso su di me.
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Lo so: ha deciso, non pubblicherà nulla.
La conferenza finisce, i giornalisti
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urlano domande, ma io scendo in fretta.
Passo davanti a Joe. Per un secondo ci
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guardiamo ma nessuno sorride.
C’è qualcosa nei suoi occhi.
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Un “ti capisco”.
Un “ti ricorderò”.
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Poi lui si gira e esce. Io torno
nei corridoi dorati della mia vita.
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Lontano da lui, lontano da me.
Capitolo 10 – Un ultimo saluto
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Sono passati solo due giorni, ma mi sembrano anni.
Roma continua a vivere là fuori, rumorosa e
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luminosa, mentre io resto chiusa nel
mio palazzo, tra incontri ufficiali,
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pranzi eleganti e discorsi scritti da altri.
Ma oggi, per la prima volta, qualcosa è diverso.
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Mi dicono che c’è un giornalista americano
in visita che fa parte di una delegazione
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internazionale. Vogliono che
lo riceva per un breve saluto.
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Accetto, anche se so già chi sarà.
La porta si apre. Joe entra.
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È vestito con cura, ma ha ancora quell’aria
da ragazzo che non segue mai le regole fino
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in fondo. Ci stringiamo la mano, un gesto
semplice, ma pieno di cose non dette.
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Ci sediamo l’uno di fronte all’altra,
sotto gli occhi attenti dei diplomatici.
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“È un onore incontrarla, Altezza,” dice lui.
“L’onore è mio, signor Bradley.”
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Sorridiamo solo con gli occhi.
Parliamo del nulla: del tempo,
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dei monumenti, della stampa internazionale.
Una conversazione vuota davanti agli altri.
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Ma poi, mentre si alza per
andarsene, Joe fa un piccolo gesto.
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Mi porge una busta chiusa che nessuno nota.
“Un ricordo del tuo tempo in Italia,” dice.
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La prendo e la tengo stretta,
ma non la apro subito.
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Solo quando lui è ormai uscito, sola nella mia
stanza, la apro piano. Dentro c’è una fotografia:
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io sulla Vespa, mentre rido, libera.
Nessun titolo. Nessun articolo. Solo
-
quell’immagine.
Un frammento di
-
felicità rubata, un segreto tra noi.
E, forse, il nostro vero addio.