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-Vedo una reazione contro la mascolinità,
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come se ci fosse qualcosa di tossico
nella mascolinità.
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-Perché la società è
oltremodo femminizzata?
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-Non ho mai detto che la società
è oltremodo femminizzata.
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Quindi se dobbiamo discutere
le mie opinioni, usiamo
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le parole che ho detto.
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Credo che oggi nella nostra società
si corre il pericolo di assumere
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che la nostra cultura sia
una tirannia patriarcale,
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il che è vero solo per qualche aspetto.
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Si crede anche che ogni forma
di iniziativa da parte di giovani maschi
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sia inscindibile dalla inaccettabile
ricerca di potere e dominazione.
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E io non credo a tutto ciò.
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-Ma se molto del potere e dell'autorità,
per gran parte della storia,
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è rimasto nelle mani degli uomini,
non è inevitabile che alcuni uomini
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siano infuriati che le donne oggi
beneficino di un sistema prossimo
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all'equalità?
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-Sarà pur inevitabile, ma non per questo
è giusto.
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E non è di certo qualcosa che approvo.
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-Quindi crede il rancore degli uomini sia
più importante dello sforzo delle donne
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per ottenere l'equalità?
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-Non approvo per niente il rancore.
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Credo che se sei rancoroso,
c'è qualcosa di sicuramente sbagliato.
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O devi crescere e fare un bilancio della
tua vita,
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o ci sono cose che devi dire alle persone
che ti sei tenuto dentro.
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-Lei sostiene che la scienza ci dice che
uomini e donne hanno
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caratteristiche diverse.
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E c'è un sacco di letteratura a supporto
di questo.
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Ma sostiene anche che a causa di questo
gli uomini siano maggiormente inclini
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al successo rispetto alle donne.
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-Assolutamente no, non ho mai detto
niente del genere.
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Ho detto che ci sono differenze biologiche
tra uomini e donne
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e che queste scaturiscono in indoli
e scelte professionali differenti.
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E, pertanto, ogni tentativo di forzare
l'equalità degli esiti
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è ingiustificato e avventato.
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-Eppure tra le società di maggior
successo, secondo indici di felicità
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o di successo materiale, troviamo
i paesi scandinavi.
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-Dove le differenze caratteriali tra
uomini e donne sono superiori
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rispetto a qualsiasi altra società.
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-Lei sottolinea che in Scandinavia
molte più donne scelgono di essere
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operatori sanitari invece che ingegneri,
ad esempio.
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-Non lo dico io, lo ha rivelato uno studio
scientifico su larga scala.
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-Va bene. Ma allo stesso tempo la
Scandinavia è piena di società,
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ad esempio la Norvegia, dove hanno
fatto uno sforzo legislativo specifico
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per esempio con una quota del 40 %
di donne nei consigli di amministrazione,
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o una quota di donne nel parlamento.
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Hanno investito nell'ingegneria sociale
e ne stanno vedendo i frutti.
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-Mi pare di no.
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-Mi scusi, ma la Norvegia è in cima alle
classifiche basate su indici di felicità.
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-Beh, è in gran parte grazie ai soldi
provenienti dal petrolio
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e, oltre a ciò, tutto dipende da cosa
si intende per lavoro.
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Non c'è prova, ad esempio, che la legge
che doveva aumentare il numero di donne
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nei consigli, abbia prodotto incremento
alcuno nel numero di donne in posizioni
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manageriali in Norvegia.
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La teoria sosteneva che più le società
diventano egalitarie, più gli uomini
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e le donne diventano uguali.
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Ma non è andata così.
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È successo che le più grosse differenze
caratteriali e di interessi
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tra uomini e donne si sono manifestate
nei paesi scandinavi.
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E questo significa che uomini e donne
faranno scelte professionali diverse
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se gli dai libera scelta.
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E cosa dovremmo fare? Fermare questo
processo?
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È questa la prospettiva femminista?
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-Facciamo un passo indietro.
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Secondo lei "equalità" è una parola
pericolosa?
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-Sono a favore dell'equalità di
opportunità.
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Sono le considerazioni sull'equalità degli
esiti a essere pericolose e detestabili
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oltre ogni immaginazione.