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[Video sottotitolato in italiano]
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Il tuo stesso cuore sta ora diventando il tuo amato
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26 gennaio 2025
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[Interlocutrice 1] Mi sembra di averti sentito dire
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che non si sa fino a che punto
si sia onesti, aperti, e questo lo sento.
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[Mooji] Va bene, dici: "A volte
non sappiamo se siamo davvero aperti"
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e sono piuttosto d'accordo,
ma lo sei abbastanza da venire qui.
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Sai che negozio è questo?
[Interl. 1] Sì.
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[Mooji] Che negozio è?
[Interl. 1] Il negozio vuoto!
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[Mooji] Il negozio vuoto? [Risate]
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Furba lei! Ottimo, va bene.
Sei venuta a comprare un po' di vuoto. [Risate]
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[Interl. 1] Ho l'impressione
che sia facile non vedere questo...
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[Mooji] In un negozio vuoto
non si può comprare, solo essere;
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non c'è nulla da comprare.
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Sarebbe un buon titolo
'Venite nel negozio vuoto'. [Risate]
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Come la frase 'Ladri in una casa vuota'.
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Voglio usare questa cosa: perché hai scelto
questo esempio del negozio vuoto?
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[Interl. 1] Quello che sento è di non poter
essere sicura al cento per cento
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che non ci sia nulla che non riesco a vedere.
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[Mooji] Non so se ho mai incontrato qualcuno
che fosse sicuro al cento per cento di qualcosa,
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eccetto del fatto di esistere.
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Forse questo lo si può dire: si è sicuri
di esistere, di esperire o di percepire.
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Sei d'accordo o no? Tu sai di essere?
[Interl. 1] Sì.
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[Mooji] E di esperire?
[Interl. 1] Sì.
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[Mooji] Allora, lavoriamo solo su questo,
dato che tutto il resto è traffico.
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Tutto si presenta ed è percepito;
arriva e se ne va.
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Perché c'è una percezione?
Perché ci sei tu, esisti tu.
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Ora dobbiamo indagare:
lascia tutto ciò che va e viene, ora.
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Ci sei solo tu e la percezione.
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Tra te e la percezione, quale dei due è più vero,
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quale resterebbe se uno dei due dovesse andarsene?
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Dici: "Io percepisco",
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quindi 'io percepisco' indica che l'esperire
e tutto ciò che accade, è percepito dall'io.
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Giusto?
[Interl. 1] Sì.
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[Mooji] Potresti persino dire:
"Io non sto percependo",
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ovvero: "Percepisco che non percepisco".
Voglio essere chiaro e semplice.
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Quindi...
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[Interl. 2] Guruji, ma se si percepisse il vuoto?
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[Interl. 1] Quando chiedi
quale dei due sia più vero...
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non ricordo esattamente cos'hai detto.
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[Mooji] Sai che esisti.
[Interl. 1] Sì.
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[Mooji] E sai di percepire o esperire,
percepisci tramite i sensi o la mente.
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Quando sorgono uno stato interiore
o una situazione esteriore sono percepiti da te.
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Tutto ciò che sorge può andarsene:
gli stati mentali, emotivi, gli amici,
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c'è gente che vive, che muore e chi resta,
stai male, ti senti bene,
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provi entusiasmo, noia, stanchezza o tanta energia;
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percepisci tutto questo, che va e viene,
ma quel 'tu' che lo percepisce
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pure quello va e viene? Ed è personale?
Sorgono anche gli stati personali,
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per cui anche quelli
sono nel campo del percepibile, no?
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Pure queste cose, la sensazione 'io',
la tua autobiografia e le tue idee sulla vita,
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tutte queste cose personali
sono percepite anch'esse. Chiaro?
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E se mutano, pure quello è percepito,
quindi non possono essere il percettore.
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Vero?
[Interl. 1] Sì.
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[Mooji] Ciò che le percepisce
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è materiale o immateriale? È immateriale?
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[Interl. 1] Non è materiale.
[Mooji] Non è materiale.
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[Interl. 1] Non posso dire cosa sia,
ma sento che...
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[Mooji] Chi sta parlando, adesso?
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Non è una domanda trabocchetto.
[Interl. 1] Indago.
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[Mooji] È ovvio che la risposta
scorre facile e fluida,
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non si fa fatica ad affermare
che tutte le cose sono percepite
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e che ciò che le percepisce, qualsiasi cosa sia,
non può essere definito qualitativamente.
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È forse maschio o femmina?
Oppure altro di questo tipo? No.
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Quindi, le risposte e le reazioni
scaturiscono da lì.
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Le risposte arrivano e sono anch'esse percepite
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mentre si riversano da qualcosa,
qualunque cosa o non-cosa sia.
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[Interl. 1] Non so se si riversano,
comunque sono percepite.
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[Mooji] Va bene, comunque appaiono anch'esse.
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Allora cosa possiamo dire di ciò che le percepisce?
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È una struttura, o non è strutturato?
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[Interl. 1] Non ha struttura.
[Mooji] Bene.
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E questo è significativo per te?
[Interl. 1] Sì, lo è.
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[Mooji] Bene, allora, dove inizia il problema,
se ne inizia uno?
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Questa è una nuova capacità che hai sviluppato?
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Tutti possono farsi avanti,
non è specificatamente per te,
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è per tutti coloro
che hanno la sensazione 'io sono',
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questa però, viene subito attribuita al corpo:
"Sono una persona, sono tedesco e un medico",
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viene incamerato il 'sono questo e quello'
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e ci si convince
di essere qualcosa di identificabile.
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Ma da dove ti trovi, pure questo è un costrutto,
è visto, e l'io che le vede non è quelle cose,
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non puoi definirlo un medico o un'infermiera,
non puoi dire che è alto un metro e settanta,
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o centosettanta centimetri,
non ha nessuna di queste caratteristiche.
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Cos'è di per sé?
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Cos'è, se di suo non si connette
a punti o elementi percepibili?
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[Interl. 1] Nulla lo disturba.
[Mooji] Bene, ora reintroduciamo tutte le cose:
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ne viene disturbato?
[Interl. 1] No.
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Lo è solo se l'identità non viene individuata.
[Mooji] Se l'identità...?
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[Interl. 1] Non viene vista.
[Mooji] È l'identità che porta tutti i guai?
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[Interl. 1] Identificarsi porta i problemi,
ma per chi?
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[Mooji] Ah, e lo chiedi a me? [Risate]
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Devi scoprirlo, e questo è il momento buono.
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[Interl. 1] Il problema non può essere
per ciò che non ne viene scalfito.
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[Mooji] Sì, 'ciò che non ne viene scalfito'
è un oggetto percepibile?
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[Interl. 1] No.
[Mooji] Dove si trova?
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[Interl. 1] Non ha una collocazione.
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[Mooji] E non ha problemi?
[Interl. 1] No.
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[Mooji] Bene, allora andiamo
dove ci sono i problemi:
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perché cerchi di risolvere
laddove non c'è problema?
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[Interl. 1] Perché cercare di risolvere...?
[Mooji] Sì.
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Lì, non ci sono problemi,
allora dove andremo per trovarne uno?
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Bene, benissimo, indaghiamo,
non voglio sentire: "Finisce qua, me ne vado",
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perché i problemi iniziano da qualche parte
e tutti ne sono disturbati.
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Tutti chi? Pure questo devi scoprire.
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Sembra che tu sia nessuno e al contempo qualcuno,
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quando recedi in questo modo:
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"Ah, di fatto io sono qui, ma 'io' in quanto cosa?
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"Be', di certo non la persona:
non è maschio, né femmina,
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né musulmano, né cristiano,
sembra un qualcosa-nulla.
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Questa scoperta ha un valore?
[Interl. 1] Sì.
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[Mooji] Quindi i problemi non stanno qui.
[Interl. 1] No.
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[Mooji] D'accordo, allora il luogo dove
sono i problemi è quello dell'identità,
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laddove sono qualcuno.
[Interl. 1] Sì.
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[Mooji] C'è un modo
in cui il senso di essere qualcuno...
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Che aspetto ha ora,
a partire dal luogo della tua scoperta,
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che in sostanza non sei nessuna
delle cose di cui si è parlato?
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Il mondo delle cose, che valore ha?
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Non ha impatto su Questo,
che è la causa del loro manifestarsi,
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tuttavia, c'è anche un senso dell'io
molto familiare, ma è stabile?
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È costante questo 'io', questo secondo 'io'?
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[Interl. ] L'io in movimento non è costante.
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[Mooji] Ma non è l'io in movimento
che è venuto al satsang?
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[Interl. 1] Sì.
[Mooji] Sì.
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Questo perché non riesce
a controllare il proprio mondo.
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[Interl. 1] E meno male che non ci riesce,
altrimenti non scoprirebbe chi è davvero;
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se riuscisse a controllare le cose,
non ci sarebbero i problemi
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e il dolore che accompagnano l'identificazione.
Non ci sarebbe la spinta a...
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[Mooji] Quindi deve avere una spinta,
una motivazione.
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Qual è la motivazione dell'io che è l'io-persona?
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Noi esseri umani abbiamo tutti
la maschera e il morbo dell'io-me.
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Cosa cerca, in realtà, questo io-me?
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La domanda è per tutti: l'io-me è tranquillo
e beato, contento di essere io-me?
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No, allora cosa vuole?
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[Interl. 2] Liberarsi dalla sofferenza.
[Mooji] Questo è vero solo per te?
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D'accordo: liberarsi dalla sofferenza.
E cosa lo fa soffrire?
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[Interl. 3] Le sue proiezioni.
[Mooji] Le sue proiezioni, eccetera...
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Ora siamo su un terreno comune a tutti:
ha delle sofferenze.
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[Interl. 1] Ma non sono certa
che l'io identificato desideri trovare pace.
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[Mooji] Non vuole trovare pace?
[Interl. 1] Non ne sono certa.
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[Mooji] Dici che tu non sei quella che parla?
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Non sei la persona, poiché dici
di non essere certa che essa...
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Chi sta parlando, ora?
Tanto per essere chiari, e indaga.
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Da dove osservi? Da un luogo d'identificazione,
o di non-identificazione?
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C'è una sensazione 'io sono',
che chiamo 'coscienza'
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ed è l' 'io sono' che non ha tutta
quell'identificazione con la persona.
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Questo è ciò che chiamerò il 'Brahman', per ora,
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solo perché ho un'altra parola di riserva,
che è 'Parabrahman'. Capisci?
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Bene, quindi è la coscienza,
è lo 'stato guru' dell'essere, che c'è per tutti,
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ed è quello da cui la persona,
il suo mondo e così via, vengono visti,
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senza che scatti alcun senso di disturbo.
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Da questo luogo l' 'io sono' ha il potere,
quando osservare l'io-me, l'io-persona',
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di infondergli la grazia, perché nella forma
della persona... Mi seguite, tutto bene?
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Nella forma della persona l'io è pur sempre
coscienza, è una sua modalità.
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Quel senso di essere, chiamiamolo 'anima',
se vi va bene per ora:
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è solo un nome provvisorio.
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L'anima si riveste di alcune caratteristiche
che in India vengono chiamate 'guna':
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sono delle qualità energetiche o tendenze
specifiche che influiscono sull'anima.
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[Interl. 1] Scusa, con 'anima' intendi la persona?
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[Mooji] Sì, lasciami proseguire e vedrai.
Parlo del senso di essere qualcuno:
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un'entità con delle caratteristiche, una storia,
degli abbinamenti, dei genitori, una famiglia
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e tutti questi elementi descrittivi
che vi rendono unici e vi rendono voi,
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almeno per il momento,
perché ciò che dite di voi continua a mutare:
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se scrivete un'autobiografia
che copre vent'anni di vita,
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andrà modificandosi,
per cui la persona non è stabile.
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Invece, l' 'io sono', da cui nasce la proiezione
chiamata 'mente', 'persona'...
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Nomino insieme 'mente' e 'persona', per ora,
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se volete che copriamo bene l'argomento,
perché è bene che capiate: si fa chiarezza, no?
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Quindi...
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è nello stato di coscienza personale
che si generano tutti i conflitti:
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i desideri, il dolore, la vita, la morte,
'te', 'me', su, giù, inferno e paradiso:
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fa parte della persona,
che non è mai un ambiente stabile;
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anche se non ci sono fattori esterni,
tormenta se stessa,
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soffre dei suoi stessi pensieri:
"Mi sento sola, non so cosa farò",
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ha sempre problemi. Chiaro?
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Ma lei è anche in viaggio in questo mondo,
così come lo conosciamo;
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tutti sono in viaggio alla scoperta di sé,
anche se non ne sono consapevoli.
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Per un po', la nostra sete di esplorazione
può limitarsi al fenomenico:
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"Voglio essere avvocato, medico, cantante,
essere qualcosa, essere famoso"
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e tutto dà frutto, è tutto energia che fruttifica.
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Magari si diventa ricchi e famosi, cose del genere,
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ma si scopre anche che chi è ricchissimo,
a un certo punto non si sente più soddisfatto,
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perché l'intero sistema è costruito così:
non si troverà la soddisfazione vera, autentica,
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finché non si è tornati a casa,
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cioè prima di essersi risvegliati
alla vera natura, che non è altrove, laggiù:
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si tratta solo di togliere delle stratificazioni.
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Secondo il mio modo di vedere le cose,
è la persona a compiere il viaggio della vita
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e io non direi...
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Secondo il pensiero Advaita,
non esiste la persona, né la mente, né il mondo,
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e in ultima analisi è vero,
ma si deve capire in quale luce è vero,
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perché quando si dice alla gente
che ha un forte senso di se stessa,
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una filosofia, delle convinzioni e così via,
che tutto ciò non è vero e non esiste,
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risulta molto doloroso, non si sa:
"Ma cosa dici?!".
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Alcuni potranno imparare
e adottare quell'atteggiamento,
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ma dentro non sarà autentico:
prima deve esserci chiarezza.
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Quindi, il senso di essere qualcuno è coscienza!
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Quando si dice o si pensa: "Io"...
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Nessuno vi ha dato quell' 'io',
come avete ricevuto tutto il resto,
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i vostri genitori non hanno detto:
"Ti chiamerò 'io' "
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tuttavia, tutti hanno
il senso intuitivo di sé come 'io',
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nella versione della sua lingua.
Persino le zanzare hanno il senso dell'io:
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'io' indica l'esistenza: "Io esisto"
è questo il suo vero significato,
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ma l'io personale considera di rado
il significato-radice di esistenza e coscienza
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e non sa nemmeno che non può morire
in quanto coscienza:
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la coscienza non può morire, ma muore
la sua convinzione di essere il corpo.
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Questo non significa che lei morirà:
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muore il corpo, ma non ciò che siete,
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si trasferirà in un'ulteriore esperienza,
se deve essere fatta.
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Questa spinta interiore
dei vari esseri viventi in corpi diversi...
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Direi così: le identità, nei vari corpi
vanno dove li porta il grado di maturità:
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alcuni vogliono solo la fama,
altri cinque figli, una bella casa
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e soldi per fare ciò che vogliono.
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Questi desideri il Parabrahman, il Paramatman
li autorizza: la vita può dargli vita.
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Si possono avere tutti i desideri,
buoni e cattivi, e appagarli sarà utile.
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Pure un ladro vuole migliorare
e gli sarà dato di diventare un ladro migliore.
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Dio sa come usarvi da grande ladro!
Grazie al vostro furto farà crescere altri,
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magari più evoluti di voi, che avevano bisogno
di essere derubati per salire un altro gradino.
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Tutto l'insieme è gestito magnificamente [risate]
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dal Paramatman che si prende cura di ogni cosa.
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Non manca assolutamente nulla,
e non solo per gli umani:
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anche per la dimensione delle formiche,
le api, i cavalli; Egli è il Dio di tutto quanto.
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Hanno tutti le loro regole, la loro filosofia,
i loro modi di fare, i loro gusti e disgusti,
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hanno desideri, sofferenze
e tutto evolve in qualche modo.
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Ma per ora, restiamo nel nostro mondo. D'accordo?
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Nel nostro mondo c'è questa spinta,
e per un po', a seconda di...
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non tutti hanno raggiunto
lo stesso livello di maturità:
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Lui ha fatto così, non ha detto:
"I più maturi di qua, gli altri di là".
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No, ci ha mischiati tutti e litighiamo,
ma ci serve anche. Capite?
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Lo dico,
perché non vi lamentiate della vostra vita,
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di ciò che vi viene mandato, tipo:
"Mi è accaduto ciò, non avevo fatto nulla!".
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In realtà, ve lo siete guadagnato!
E dovete usare quell'esperienza per trascendere.
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Quando avete trasceso dentro di voi,
la vostra luce illumina pure gli altri,
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ma non mettetevi a pensare:
"Ah, la mia luce!". Capite? [Risate]
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Allora, abbiate l'atteggiamento di dire:
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"Bene, questo ci voleva in qualche modo,
mi indica qualcosa",
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invece di dire: "Vengo attaccato!".
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L'io-persona è anche molto miope
e sempre sulla difensiva,
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ecco perché non cresce in fretta:
si sente vulnerabile,
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e chi è vulnerabile va a barricarsi,
poi da lì spara sugli altri.
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Quando lo vedete, capite:
"Ma una coscienza più profonda...".
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Lei ha appena parlato proprio da quella coscienza,
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che vede la persona e il suo mondo
con maggior distacco.
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Dici: "Ti parlo, ma in realtà,
da qui, mi sento benissimo".
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Che cosa vuoi? Di cos'hai bisogno?
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Che problema hai? "In realtà, da qui non ne ho,
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"per averne uno devo tornare laggiù",
cioè nello stato della persona.
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"I miei vicini, la mia relazione di coppia,
avrò abbastanza soldi?":
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questi sono i crucci
che vi fanno crescere, vi aiutano.
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Quando riconoscete e a capite questo,
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non vi arrabbiate più, accusando gli altri,
ma usate quelle cose.
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Quando però venite qui, voglio vedervi
accelerare il processo, e ne siete in grado:
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potete procedere a piccoli passi,
o entrare nella grande scoperta.
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Potete andare da un passo all'altro,
o da una galassia all'altra.
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Ritengo e presumo, correggetemi se sbaglio,
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che se siete venuti qui avete, in voi,
la capacità di fiorire a un livello più elevato,
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quando vi accorgete: "Aspetta, spreco
parecchio tempo a stare nella persona
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"ora che sono consapevole
di stare nella coscienza e di esserla.
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A quel punto che accade?
Imparate a osservare come vi ho mostrato:
-
va fatto perché c'è troppa identificazione
e questo vi rallenta,
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con la conseguenza che accumulate concetti,
-
e più ne avete, più diventate torpidi,
consistenti e rigidi.
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Se siete con gente che ha una massa di concetti,
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i vostri e quelli loro non riescono
a danzare insieme
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e può accadere persino in famiglia.
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Quindi, guadagnando la capacità
di osservare con distacco,
-
avrete imparato a osservare
e potrete fare la scoperta
-
che anche la persona,
il soggetto di tutto il vostro mondo,
-
è anch'essa osservata.
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Quando riuscite a vederlo, potete dire:
"Caspita, non c'è solo il mondo,
-
"c'è l'io personale nel quale esso si riflette!".
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Dico che sono le due facce
della stessa medaglia: sono abbinati
-
e il vostro errore
è stato identificarvici e pensare:
-
"Ma è il mondo che è tutto sbagliato, non io".
Come mai fate questo?
-
Perché pure la persona ha preso il nome 'io',
mentre 'io' significa Dio! Capite?
-
Il vostro io è la coscienza,
ovvero il principio divino.
-
Però ora capite l'io e la differenza
fra l'io-me e l'io-io, ovvero l' 'io sono'.
-
Nell'io-me si hanno tutti i guai della vita:
"Non ottengo... Lui si è ammalato"
-
e sono cose forti, che non sono iniziate
con l'incarnazione nel corpo,
-
vanno avanti da tanto tempo.
-
Pian piano però maturate attraversando
il campo dei guna, ovvero delle energie che...
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Nel guna tamasico,
l'identità personale è molto robusta
-
e si lascia disturbare facilmente;
c'è tanta identità, tanta renitenza:
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questo guna viene definito 'tama guna'.
Poi, l'energia dell'entità individuale
-
può anche essere segnata
da ciò che definiamo il 'raja guna':
-
qui l'anima ha molta energia, desideri,
vuole agire, è avventurosa, ha tante idee.
-
C'è anche un altro guna, definito 'sattva'
-
ed è più puro, ovvero il suo campo energetico
è più attratto dallo spirito:
-
dall'evoluzione della coscienza
e della realizzazione.
-
Questi guna giocano nell'essere,
uno predominerà in una persona,
-
mentre in un'altra sarà più forte un altro guna.
-
Dico quindi che tutti voi dimostrate
di avere una predominanza del sattva guna,
-
ma il raja guna è lì, che vi vuole
afferrare per la coda [risate]
-
e qualche volta il tama guna,
cerca di farvi provare disperazione.
-
Fa tutto parte del gioco ed è divertente
guardare le cose così, no? [Risate]
-
Be', magari non è poi così divertente!
Però ci fa capire un po'.
-
Allora, in qualche modo, venire al satsang
senza avere subito pressioni in merito,
-
indica che la vostra anima ne è attratta,
-
e più scoprite, non col solo intelletto,
ma facendo esperienza di ciò che avete capito,
-
più vi sentite interiormente incoraggiati.
Vi state innamorando
-
e quando vi innamorate di qualcuno
in modo profondo,
-
non avete bisogno che qualcuno
venga a ricordavi di pensare al vostro amato:
-
la spinta a farlo sorge da dentro,
qualsiasi cosa facciate o pensiate. [Risate]
-
Il vostro Sé, il vostro cuore,
sta diventando l'amato della persona.
-
Qui, siamo nel guna sattva
e vi sentite sempre più attratti.
-
Dopo il guna sattva, cosa accade?
-
C'è uno stato definito 'Turya',
nel quale diventate più puri
-
e agite maggiormente dalla coscienza;
-
gli stati inferiori non vengono più a disturbarvi
e nemmeno l'identità: arriva quel momento.
-
La gente vi chiede: "Sei Paolina?"
e rispondete di sì:
-
usate ancora il vostro nome
e quando vi risvegliate del tutto nel Sé
-
non dovete cambiarlo e chiamarvi Parabrahman,
o con qualche altro nome splendido,
-
continuate a usare il vostro,
ma non siete quel nome.
-
È come se qualcosa si dispiegasse,
in qualche modo:
-
i concetti non vi si appiccicano più,
quindi non sono più tanto importanti
-
e vi diventa disponibile tutto!
Potete ascoltare senza dover decidere:
-
"Io credo questa cosa e tu?
Che opinione o posizione hai?".
-
Non ha importanza in realtà,
perché siete nel vostro essere, che è tutto.
-
Va bene se parliamo così?
Sgomberiamo il campo. D'accordo?
-
Spazziamo casa, per farvi capire.
-
Quando dite: "Non so perché
continuano a tornare queste cose",
-
è perché avete costruito
una relazione appiccicosa,
-
per cui non vi dico come risolvere
quel problema e poi un altro, ma:
-
"Imparate una cosa, a osservare il vostro senso
d'identità, i suoi gusti e disgusti,
-
ma mantenendo una certa distanza.
Imparate questo: lo vedete,
-
ma apprendete a distaccarvene.
E cosa vi ho detto?
-
Che il 99,9 per cento delle cose del mondo
non vi turba:
-
quindi ovunque andiate nel mondo
potete agire senza essere calamiti,
-
con naturale distacco.
-
Ma poi c'è quel 0,1 per cento di cose
di cui invece vi importa:
-
"Va bene tutto, ma non mi piace il rosa.
-
"No, non è per me, questo non mi piace,
allontanate da me queste piume di pavone".
-
Sono cose come quelle
che vi incatenano ancora alla forma personale:
-
siete fieri di essere un certo tipo di persona,
senza rendervi conto che barate
-
e che non osate assumere la vostra bellezza:
voi siete tutto questo!
-
Così non riuscirete mai a imparare
ad amare davvero tutti,
-
pure coloro che non sono ancora nati!
-
"Be' no, non li ho mai visti!
Ma non sapevo di loro...". No, no!
-
Capite? Questa è la vostra natura,
non una vostra scelta.
-
Allora, qual è la cosa semplice da fare?
-
Imparare a osservare
sempre più con distacco e a riconoscere.
-
La mente di maya dirà:
"Questa è una perdita di tempo,
-
"farlo non mi dà niente, mi fa dormire.
-
"Se cerco di guardare
senza attaccamento, m'addormento".
-
Perfino qui, quando facevano
l'esercizio "Essere semplicemente",
-
appena suonavo la campanella,
qualcuno ...giù!
-
Ma come, appena svegli?! [Risate]
-
Di che si tratta: è una sorta
di resistenza psichica che abbiamo.
-
Qualcosa non vuole
che raggiungi la pienezza del tuo essere,
-
è l'energia di maya che resite un po',
ma non preoccuparti, presto cambierà:
-
non appena inizierai a sentire
il darshan del tuo stesso cuore,
-
ti troverai incredibilmente incoraggiato.
-
Ma te lo devi guadagnare.
-
L'insegnante ti insegnerà come fare,
ma dovrai essere a bordo!
-
Devi essere a bordo, devi starci dentro,
-
perché neanche il più grande dei guru
ti può aiutare se non ci metti il cuore.
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Devi impegnarti, e vedilo bene:
è molto misterioso, ma non difficile.
-
Il cammino è stato reso così chiaro:
più vai in alto, più l'aria è pura,
-
ma cresce anche la renitenza.
-
Infatti il tuo sé terreno combatte:
è pigro, è fatto così, lo devi sorvegliare.
-
Devi imparare a osservare questo,
e andare avanti dritto.
-
A un certo punto potresti dire:
-
"Non ho niente che m'incoraggi,
la mia mente mi sta uccidendo!",
-
ma arriva qualcuno a dirti:
"Guruji ti ha detto di farlo, però",
-
e tu: "Sì, sì, ora lo faccio".
-
Perché? Perché hai fede,
abbastanza da darti un po' di forza e coraggio.
-
E anche la forza vitale ti da il potere necessario,
perché hai scelto.
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Quando si sceglie... Hai scelto molte cose
nella tua vita, e lo farai ancora,
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ma stai scegliendo il Supremo!
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Stai scegliendo la coscienza divina,
stai scegliendo il Sé.
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Quando parlo così, mi commuovo, vedete?
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Se scegiete Questo, allora fate buon uso
della forma nella quale vi siete incarnati.
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Ci sono molte cose che, se le scegliete,
vi ritardano,
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e va bene: vi piace questo, e quello,
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siete liberi di farlo, e va bene,
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ma se avete nel cuore quella scelta lì,
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allora avete fatto quella più alta!
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Però sarete messi alla prova,
e dovrete uscirne vittoriosi;
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allora vi verrà incontro tutta la grazia del Parabrahman.
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Dite: ho girato l'angolo e qualcuno mi ha fatto "Buuuuh",
allora non vado più",
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e poi mi chiedete :"Guruji, qual è il massimo?".
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Ma se non siete riusciti neanche al minimo?!
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Volete il massimo....
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Magari viene qualche ometto
a canzonarvi con disprezzo, e voi crollate.
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Ma sono piccolezze!
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Come farete a superarle?
Osservando e imparando a lasciare che la paura...
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Non cercate di bloccare le sensazioni, lasciatele arrivare,
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non serve fermarle, ma vederle con chiarezza:
è solo forza vitale,
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la forza dell'abitudine si esprime,
e il corpo è il suo feudo,
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questi sono i suoi sensori.
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Sta giocando qui dentro, così come la mente.
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E ti chiedi: "Ma come mai posso vedere questo?
Come mai?
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Man mano che resti nel tuo satsang
e ascolti, inizi a trovare:
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"Laddove pensavo non ci fosse via d'uscita,
invece ce n'è una!". Quale? Sta qui, nel cuore!
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Quindi prosegui, semplicemente.
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E se ti fai un po' male, non provare altro,
e altro ancora che sia più piacevole:
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no, devi avere un po' di fede.
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E se non hai fede, puoi chiedere:
"Baba, Babaji, ti prego, voglio credere, mi fido,
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"ma sono debole, aiutami!".
Allora arriva l'aiuto di Dio.
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L'aiuto arriva, abbi umiltà.
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Man mano che cresci, arriva la gentilezza
mentre magari prima,
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non t'accorgevi di essere ben poco gentile.
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L'egoismo se ne va, e arriva l'empatia,
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arriva un senso di spazio,
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se ne va la pesantezza.
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Inaspettatamente fluisce la grazia e ricevi dei doni
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senza averli, apparentemente, meritati.
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Ti arrivano delle cose, e ti chiedi:
"Ma come è possibile?".
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E poi, quando inizi a sentirti benissimo,
qualcosa ti punge!
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Arriva anche questo: arriva di tutto,
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ma questo ti ti farà rinunciare?
Succede così.
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Ho un immenso...
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Ho scoperto che ho amore
nel cuore per tutti gli esseri,
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e non ci ho lavorato su:
basta restare aperti
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e entri in contatto col tuo amore naturale,
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il tuo stato naturale s'insedia.
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Ma il mio servizio è per il sangha,
ovvero per coloro che,
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se non mi sbaglio, percepisco
come esseri
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che sono in viaggio per risvegliarsi
a qualcosa di più alto:
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questo corpo e la sua forza vitale
sono consacrati a loro,
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sono consacrati a questo.
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Problemi ne avrete, ma li supererete,
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e il potere più alto, più puro dell'universo
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vi ha chiamati.
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Inoltre, vi sostiene affinché possiate vedere.
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Smettete di considerarvi una cosetta misera,
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ma non pensate nemmeno di essere chissà cosa.
[Risate].
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Sì.
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E se c'è una cosa che ripeterò sempre, è:
non mollate,
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continuate a guardare,
mandate via il malinteso su voi stessi!
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C'è chi dice: "Faccio così",
invece non è ciò che indico:
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vieni qui, fallo tu, ora. Osserva....
Ecco!
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Ma questo, non mettertelo in tasca:
mettitelo nel cuore,
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e restaci dentro,
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espanditi in esso.
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Cosi l'autobiografia che scrivi nella persona
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andrà a scomparire.
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[Gruppo]Grazie.
[Mooji] Grazie.
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Sta anche succedendo questo:
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mi trovo sempre più spesso davanti coloro che....
li incontro solo,
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stiamo un po' insieme, indaghiamo,
e presto [il ronzio della mente si placa],
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scendiamo [dalla testa al cuore].
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Volete seguirmi?
Scendiamo. State lì.
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Allora la roba della mente si prosciuga,
molto naturalmente,
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con semplicità.
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Ve l'avevo detto dall'inizio, è semplice
perché non devi creare il tuo Sé:
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puoi creare un falso sé,
ma il tuo vero Sé, puoi solo scoprirlo.
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Quando lo scopri, colui che l'ha scoperto
si fonde in esso.
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