Le tre tappe per la neutralità carbonica nel 2050 | Nicolas Plain | TEDxArtsetMétierBordeaux

Nel corso degli ultimi anni ci siamo resi conto delle conseguenze dirette dell'attività umana sull'ambiente. La diffusione di nuovi modi per comunicare ci consente di essere consapevoli di tutto ciò che accade nel mondo. Come bisogna reagire a queste osservazioni? Che succede all'estero? E come dobbiamo reagire nel nostro piccolo ordinando tutte queste informazioni?

Nicolas Plain, laureato al politecnico e consigliere del presidente per COP21, spiega come utilizzare le nuove tecnologie per rispondere all'attuale emergenza climatica. Forte della sua esperienza come ricercatore nelle Alpi e come ricercatore di idee locali, costruisce degli strumenti di diffusione collettiva. Secondo lui, lo sviluppo di azioni a livello locale potrebbe contribuire a limitare e prevenire il surriscaldamento globale. Nicolas è un ingegnere ed esploratore francese che, utilizzando il parapendio come laboratorio volante, trova e diffonde soluzioni locali per combattere il cambiamento climatico.
È appassionato di soluzioni per la lotta contro il cambiamento climatico e per la protezione dell'ambiente al Nord (soluzioni concrete e replicabili) e nei paesi del Sud (accesso all'elettricità rinnovabile negli ambienti rurali). Vuole investire tutta la sua motivazione e tutte le sue energie per creare un futuro più sostenibile in numerosi paesi. Cambieremo il mondo insieme e inizieremo subito!

Questa presentazione si è tenuta durante un evento TEDxlocal utilizzando il format delle conferenze TED ma è stato organizzato indipendentemente. per saperne di più: http://ted.com/tedx

12 marzo 2050.

Oggi

l'uomo raggiunge la neutralità carbonica

Sfrutterò questa data storica

per raccontarvi come, tutti insieme,

ce l'abbiamo fatta.

Come, in un centinaio di anni,
siamo riusciti a unire le nostre forze

per fronteggiare
una delle più grandi sfide dell'umanità.

Vi racconterò questa storia
che è iniziata negli anni '60

quando gli scienziati hanno fatto
delle trivellazioni in Antartide

e si sono resi conto
che c'era un problema con il clima.

Ora vi mostro i tre grandi passi

che ci hanno permesso
di prendere delle svolte decisive.

Questi tre grandi passi

sono stati fondamentali per combattere
il cambiamento climatico.

E anche oggi, qui nel 2050,

nonostante le catastrofi avvenute

nonostante le sconfitte

possiamo dire davvero
che il cambiamento climatico

è stato un'opportunità eccezionale
per essere uniti

e per agire per un mondo
più sostenibile e più giusto.

Il primo grande passo

è stato lo slancio a livello mondiale.

Questo slancio è iniziato così,

con un bicchiere di whisky.

Nel 1965 Claude Lorius,

durante lo svernamento in Terra Adelia

mettendo del ghiaccio
nel suo whisky, si è reso conto

che le bollicine
che si liberavano dai cubetti

erano testimoni unici e accurati
della composizione dell'aria presente

quando si è formato il ghiaccio.

Sono quelle bollicine

che ci hanno poi permesso
di ricostruire

l'insieme, su centinaia
di migliaia di anni,

il clima del passato.

Possiamo vedere che negli ultimi 2000 anni

c'è stato un po' di riscaldamento
globale medioevale

una breve era glaciale

e poi un significativo
riscaldamento globale

dopo l'industrializzazione.

E con queste piccole bolle
incastrate nel ghiaccio

possiamo tornare indietro
negli ultimi 800.000 anni

della nostra terra.

Vediamo che si sono registrate
temperature più alte di quelle di oggi.

Ma ciò che contraddistingue
il surriscaldamento attuale

è che è 100 volte più veloce

delle volte precedenti

e che è dovuto all'attività dell'uomo.

Per affrontare questo problema

la comunità internazionale ha fatto
ciò che sa fare meglio:

ha creato degli acronimi.

Prima ha creato l'IPCC nel 1988.

Si tratta di un gruppo di scienziati

che si occupa di fare lo stato dell'arte
sulle conoscenze scientifiche sul clima.

Hanno poi elaborato dei rapporti,

sempre più allarmanti di anno in anno,

che dicevano: «Se non si fa nulla,
andremo dritti contro un muro.»

La comunità internazionale si è detta:
«Bisogna trovare altre soluzioni.»

Allora hanno creato il COP per cercare di
trovare delle soluzioni tra gli Stati.

E io all'epoca,

volevo impegnarmi su questi argomenti

e mi sono detto

che per riuscirci bisognava
arrivare a un livello mondiale.

È per questo che mi sono impegnato
nella squadra della COP21.

Il successo della COP21
è stato incredibile,

perché al contrario delle precedenti,

al tavolo c'erano tutti gli attori,
non solo i governi.

C'era la società civile,
c'erano le aziende,

tutti i cittadini
che volevano partecipare

e così siamo riusciti ad arrivare
all'Accordo di Parigi.

In quel momento ci siamo detti:

«Siamo salvi!

Abbiamo risolto il problema
del cambiamento climatico globale,

abbiamo un accordo tra tutti gli Stati,

è fantastico, ora, il peggio è passato,
possiamo andare avanti.»

E questo senza contare
i fallimenti delle COP successive,

né l'arrivo a capo di uno
dei Paesi più grandi del mondo

di uno dei presidenti
più clima scettico.

Allora è sorto un problema.

Con l'elezione di Donald Trump,

durante la seconda settimana
dei negoziati della COP22,

l'atmosfera era particolare:
i negoziatori erano confusi.

Pensavano:
«Quanto abbiamo fatto per 21 anni

è servito a questo,
non è servito a niente,

e alla fine,
bisogna ricominciare da capo.»

E ci siamo detti che c'era
un vero problema a livello mondiale

per agire contro
il cambiamento climatico.

Parallelamente abbiamo visto iniziare

la seconda fase:

le catastrofi naturali
si sono moltiplicate.

Solo nel 2019

ci sono state più di
1100 catastrofi naturali.

Incendi, ondate di calore,
inondazioni, cicloni.

E queste catastrofi naturali
avvengono più velocemente

di quanto ci avesse predetto l'IPCC.

E toccavano tutte le parti del mondo.

Ricordiamo gli enormi incendi
del 2020 in Australia,

che hanno spinto anche i clima-scettici

a dire che il cambiamento climatico
è un problema vero.

Contemporaneamente

c'erano migliaia di scienziati
che pubblicavano degli articoli per dirci:

«Se continuiamo così
andiamo incontro a una catastrofe,

bisogna assolutamente fare qualcosa.»

E questo negli anni 2020

ha portato a due linee di pensiero.

La prima, quella dei clima-scettici:

«Dopotutto non ci sono problemi
di cambiamento climatico.

Poi: «Non è dovuto
alle attività dell'uomo.»

C'è stato un altro pensiero abbastanza
negativo: quello dei collapsologi.

«È la fine del mondo. Costruiremo
un bunker e ci rifugeremo tutti lì.

E aspetteremo che questo mondo
finisca davvero.»

Ed è stato davvero
molto intenso negli anni 2020.

Poi abbiamo visto la terza fase,

quella che ha segnato una svolta
nella lotta al cambiamento climatico.

Questa terza fase

propone un'alternativa

alle linee di pensiero dei clima scettici
e dei collapsologi.

È l'azione a livello locale.

Negli anni 2020 abbiamo visto

emergere racconti positivi che parlavano
di soluzioni e non di problemi,

spingendo donne e uomini
ad agire a livello locale,

a vedere gli effetti delle loro azioni

Abbiamo smesso di aspettare un Messia,

un supereroe che
avrebbe salvato il mondo

dicendoci cosa fare.

Sono finiti anche i discorsi del tipo:

«Perché devo fare qualcosa,
quando i Cinesi non fanno nulla?»

o «Perché a casa mia spengo le luci,

perché vado al lavoro in bici,

se tutti i miei colleghi
non lo fanno?»

È davvero interessante,
perché queste soluzioni

si sviluppavano tanto nei paesi
del nord che in quelli del sud,

e soprattutto

nelle zone più toccate
dagli effetti del cambiamento climatico.

È questo il caso delle Alpi,

con un simbolo delle Alpi:
la Mer de Glace.

Ecco la Mer de Glace
negli anni 1900;

questa è la Mer de Glace
negli anni 2020.

La Mer de Glace
è scomparsa quasi completamente.

E, per andare incontro
a chi cercava delle soluzioni nelle Alpi,

avevo deciso di andarci
attraversando le Alpi

camminando e volando in parapendio.

Se non lo conoscete,

sappiate che è un fantastico mezzo
per spostarsi e fare nuovi incontri:

si sa da dove si parte la mattina,
ma non si sa mai dove si arriverà la sera.

Si incontrano persone che,
localmente, trovano soluzioni incredibili.

E, per raccontare tutto il fermento
che c'era a livello locale,

all'epoca decisi di creare
una raccolta di documentari.

Questa serie si chiama
«Il faut sauver»,

l'ho creata insieme a un'équipe
di professionisti di racconti e tv

per mostrare davvero
dei racconti ottimisti e positivi,

in contrasto con i documentari
catastrofisti di quel periodo.

Lo scopo è davvero
che milioni di telespettatori,

dopo aver visto gli episodi,

si alzino e decidano di passare
all'azione a livello locale.

Nel primo episodio,
«Il faut sauver les Alpes»,

abbiamo visto
molte soluzioni a livello locale

quelle cinque

che erano state prese dalle persone

non necessariamente
per ridurre le emissioni di CO₂,

ma per avere effetti benefici
in altri settori.

Come la salute,

il miglioramento del potere di acquisto

oppure la ricostruzione
di un legame sociale

in una società in cui
si è sempre più isolati.

C'è per esempio il
«Collettivo dei produttori»,

in cui quattro produttori locali
si sono associati

così che al mercato
vada una sola persona.

Così si risparmiano mille ore
di lavoro per ogni produttore,

si emettono 3 tonnellate di CO₂
in meno l'anno

e in più si ha un guadagno nelle vendite.

C'era un'altra soluzione:
il «Repair Café»,

un collettivo di cittadini che,
nella valle dell'Arve,

si è formato per riparare
gli oggetti invece di gettarli.

Riparando gli elettrodomestici
cresce il potere d'acquisto

perché non se ne comprano nuovi

e si evita anche di emettere inquinanti
atmosferici dovuti all'incenerimento.

E per andare oltre
questi documentari,

con la mia équipe, si è deciso
di creare un'interfaccia.

Questa interfaccia è
l'incrocio delle soluzioni

per accelerare la transizione
ecologica a livello locale.

In questa interfaccia ci sono 2 pilastri.

Il primo pilastro sono le ricette.

È come Giallo Zafferano:
se volete fare un brownie,

prima andate lì a cercare la ricetta.

Se volete fare un depuratore personale,
un repair café,

o un collettivo di produttori,
se siete produttori,

andrete su questa interfaccia

e potrete replicare queste soluzioni
in modo molto semplice.

Il secondo pilastro dell'interfaccia
è una fabbrica di soluzioni.

Sul campo, abbiamo constatato
che c'erano molti punti critici.

In un anno, un ristoratore

ha visto crescere la consumazione
di carne rossa del 200%.

Questi punti critici
li abbiamo fatti emergere

e abbiamo creato una rete
di esperti, di competenze,

per trovare delle soluzioni.

Ad esempio, per il ristoratore,

c'è una scuola di ingegneri
che ha creato un'applicazione

per indicare con colori le
emissioni di CO₂ dei suoi menu.

Così all'epoca abbiamo visto
milioni di persone

unirsi a questo movimento,
ai racconti positivi,

per essere coinvolte su questi temi,

e alla fine si è compreso

che agendo a livello locale,

avevamo un potere forte e diretto
a livello globale.

La transizione a livello locale è
un ingranaggio della transizione ecologica

Quando si fa un progresso,
è impossibile tornare indietro.

E questo è piuttosto interessante
perché con questi comportamenti

ciò che guidava i nostri comportamenti

è qualcosa che è
radicato nel nostro cervello,

quello che chiamiamo striato.

Questo striato

secerne la dopamina

come ricompensa per assicurarsi
la sopravvivenza della specie.

Assicura la sopravvivenza della specie
mantenendo 5 obbiettivi.

Questi obbiettivi sono:

il bisogno di cibo,

il sesso, il bisogno di informazioni

il riconoscimento sociale

e la pigrizia.

E quindi,

il marketing del XX secolo aveva
capito il funzionamento del cervello.

Ed è per questo
che sono comparse tante pubblicità

e sono stati investiti
miliardi di euro in pubblicità

facendoci credere che
avendo un bel 4x4

avremmo avuto maggiore
riconoscimento sociale

e che avremmo fatto più conquiste.

Così all'epoca si diceva che bisognava
avere di più del nostro vicino,

che dovevamo avere cellulari supercostosi
o scarpe all'ultima moda.

E, nel 2020, ci siamo detti

che non potevamo continuare così.

Ci sono stati tanti movimenti

destinati a modificare il
funzionamento del nostro striato.

Per esempio la flygskam, la vergogna
di prendere l'aereo comparsa si Svezia,

dicendo che

non è andando in vacanza
ai confini del mondo

che il nostro cervello
secerne dopamina.

Per secernere la dopamina sono
stati fatti dei cambiamenti importanti:

abbiamo partecipato
alle marce per il clima,

abbiamo partecipato
a collettivi di cittadini

per riflettere sui problemi che
doveva fronteggiare la società,

per partecipare ai giardini condivisi,

o per creare energia rinnovabile
con dei collettivi cittadini.

Ed è stato davvero un grosso cambiamento.

Abbiamo visto sempre più persone
impegnarsi personalmente,

E dopo essersi impegnati,
sono voluti andare oltre.

Hanno voluto trasformare le loro scuole,
le loro aziende, le loro istituzioni,

le loro regioni,
i loro comuni, dall'interno

proponendo soluzioni

essendo davvero una forza propositiva.

E anche i dirigenti,

anche i decisori politici
ancora dubbiosi

sul problema del cambiamento climatico,

sono stati costretti
a unirsi a questo movimento

E quindi penso che oggi,
12 marzo 2050,

possiamo essere fieri
di quanto abbiamo fatto,

dell'energia e della motivazione
spese, a livello locale,

per accelerare questa transizione
tutti insieme.

Penso davvero che oggi possiamo farci
i complimenti e dirci un bel grazie.

(Applausi)