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piccole donne
capitolo 1: natale senza papà
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Vivevamo in una piccola casa nel nord degli
Stati Uniti, durante la guerra civile americana.
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L'inverno era rigido e la neve copriva tutto.
Nostro padre era al fronte e noi quattro
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sorelle cercavamo di farci forza
a vicenda, con l'aiuto di mamma.
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Io sono Jo. Ho 15 anni, tanti sogni e una
voglia matta di scrivere e cambiare il mondo.
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Ma a casa mia, con tre sorelle e
pochi soldi, anche solo trovare un
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momento per leggere è una piccola battaglia.
"Natale non è Natale senza regali," ho detto,
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seduta sul tappeto vicino al fuoco.
"E senza papà," ha sussurrato Meg,
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guardando la finestra appannata.
Eravamo tutte lì, nel nostro
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piccolo salotto: io, Meg, Beth e Amy.
Mamma cercava sempre di farci sorridere,
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ma il pensiero di papà lontano al
fronte rendeva tutto più triste.
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Avevamo poco da mangiare,
pochi vestiti, niente soldi.
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Ma cercavamo di essere grate
per quello che avevamo:
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una casa calda, la nostra
mamma, e noi quattro insieme.
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Quella mattina, però, è successa
una cosa che ha cambiato tutto.
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Mamma ci ha chiesto un favore: donare la nostra
colazione a una famiglia ancora più povera.
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Amy si è lamentata.
Beth ha detto subito di sì.
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Io e Meg ci siamo guardate in silenzio.
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Poi abbiamo preso il cibo e siamo
uscite, camminando nella neve.
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Quando siamo tornate, congelate ma felici,
abbiamo trovato una sorpresa sul tavolo:
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qualcuno ci aveva lasciato un vassoio
con tè caldo, dolci e un biglietto.
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"Grazie per il vostro cuore gentile."
Chi era stato?
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E come faceva quella persona
a sapere tutto di noi?
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Non immaginavamo che quel dono fosse
solo il primo di molti cambiamenti.
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capitolo 2 — amicizia con Lori
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Un giorno, mentre portavo la legna in
casa, ho visto una faccia curiosa alla
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finestra della villa accanto.
Era il ragazzo nuovo: Lori.
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Viveva lì con il nonno, il signor Lawrence.
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Sembrava solo.
E io odio vedere qualcuno da solo.
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La sera stessa, mentre aiutavo Beth con
il suo lavoro a maglia, ho avuto un'idea.
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"Perché non invitarlo da noi?"
Mamma ha sorriso e ha detto:
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"Forse lui aspetta solo un gesto gentile."
Così, il giorno dopo, ho preso un biglietto e
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gliel'ho infilato sotto la porta.
Lori è venuto.
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Era timido all'inizio, ma dopo un po’ rideva
con Amy e ascoltava Beth suonare il piano.
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Ha raccontato che suo padre era morto, e
sua madre era straniera, come nei romanzi.
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Io l’ho subito trovato
interessante… e anche un po’ buffo.
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Diceva che preferiva la compagnia delle
ragazze a quella dei vecchi signori.
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Da quel giorno è venuto spesso da noi.
Con lui tutto sembrava più vivo.
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Abbiamo inventato giochi, scritto
piccoli giornali, fatto passeggiate.
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Ma una sera ho sentito il signor
Lawrence parlare con mamma.
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Diceva che forse questa amicizia
stava crescendo troppo in fretta.
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E io mi sono chiesta che cosa
intendesse dire esattamente.
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Forse dovevo iniziare a fare
attenzione ai sentimenti.
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Anche ai miei.
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capitolo 3 — sogni, errori e lezioni
A casa nostra succede sempre qualcosa.
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Tra sogni, litigi e risate, ogni giorno è diverso.
Meg è diventata tutta elegante.
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Passa ore a guardarsi allo specchio
e sogna un matrimonio perfetto.
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Un giorno è stata invitata a un ballo importante.
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Non aveva un vestito adatto, ma mamma ha sistemato
quello vecchio e l'ha fatta sentire una regina.
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Io l’ho accompagnata, finta… ma
dentro non ci volevo entrare.
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Io odio i tacchi, il tè e
le conversazioni inutili.
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Amy, invece… Amy è testarda.
Una mattina ha scoperto che
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non la volevo portare con me al teatro e,
per vendetta, ha bruciato il mio quaderno.
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Il mio romanzo.
Ho pianto di rabbia.
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Non le ho parlato per due giorni.
Finché non è quasi annegata in un lago ghiacciato.
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In quel momento ho capito che l’orgoglio
non vale più della vita di una sorella.
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Beth, dolce Beth, ha ricevuto una sorpresa
speciale: un pianoforte dal signor Lawrence.
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Lui non parlava molto, ma quando ha sentito
la musica di Beth… ha pianto in silenzio.
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Quelle settimane ci hanno insegnato tanto.
Ma io sentivo crescere qualcosa dentro di me.
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Un desiderio forte: scrivere.
O andarmene.
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O forse entrambe le cose.
E presto avrei dovuto scegliere davvero.
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capitolo 4 — tristezza e coraggio
Era una giornata grigia quando
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mamma ha ricevuto la lettera.
Papà era malato, ferito, in ospedale.
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Non abbiamo detto una parola, ma
qualcosa dentro di noi si è rotto.
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Mamma è partita subito, lasciandoci
con Hannah, la nostra fedele domestica.
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Io volevo essere forte, la sorella
maggiore, quella che tiene tutto insieme.
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Ma la casa era troppo silenziosa senza di lei.
Poi Beth ha iniziato a tossire.
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Una tosse diversa, profonda.
Abbiamo pensato fosse solo
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un raffreddore, ma peggiorava ogni giorno.
Quando ha smesso di mangiare e ha cominciato
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ad avere la febbre, ho avuto paura.
Amy è andata a vivere dalla zia March,
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per non ammalarsi.
Io mi sono seduta
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accanto al letto di Beth, notte dopo notte.
Pregavo in silenzio, senza sapere come.
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Lori ci ha aiutato come ha potuto.
Portava medicine, fiori, lettere da mamma.
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Un giorno Beth ha aperto gli occhi,
mi ha preso la mano e ha sussurrato:
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"Mi sento meglio."
Mamma è tornata.
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Papà stava meglio.
Per un attimo abbiamo respirato.
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Ma io non sono più la stessa da allora.
Perché mentre tutti dormivano, quella notte,
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ho sentito Beth piangere.
E non era solo per la febbre.
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Era come se sapesse qualcosa
che noi ancora ignoravamo.
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capitolo 5 — amore e cambiamenti
Meg si è sposata.
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Non riesco ancora a crederci.
La mia sorella più grande,
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quella che da bambina giocava con le
bambole, adesso ha una casa tutta sua.
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E un marito: John Brooke.
Lui è gentile, serio… forse un po’ noioso, ma la
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guarda come se fosse la cosa più bella del mondo.
La casa è piccola, ma Meg è felice.
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Io, invece, mi sento strana.
Come se qualcosa si stesse rompendo
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lentamente dentro di me.
Lori… ah, Lori.
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Lui mi guarda in modo diverso, ultimamente.
Sembra aspettare qualcosa.
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Poi, un giorno, finalmente me l’ha detto:
Mi ama. Vuole sposarmi.
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Io gli ho detto di no.
L’ho detto piangendo, ma con fermezza.
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Non posso farlo.
Non lo amo così.
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Siamo amici, complici… ma non è amore.
Non il mio.
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Lui è andato via.
Non l’ho più visto per giorni.
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Amy mi ha accusata di avergli spezzato il cuore.
Mamma mi ha abbracciata e ha detto che
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ho fatto bene a essere sincera.
Le nostre strade stanno cambiando.
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Ci stiamo dividendo.
Io… io voglio andare via.
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Lontano.
Scrivere.
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Vivere.
Capire chi sono davvero.
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Ho già deciso: New York.
Domani parlerò con mamma.
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Ma non sapevo che proprio laggiù, in una città
sconosciuta, avrei trovato una nuova parte di me.
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capitolo 6 — Jo parte per New York
A New York l’aria ha un odore diverso.
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Di fumo, pioggia e sogni.
Ho affittato una stanza
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in una pensione tranquilla, dove il padrone
parla poco e il caffè è sempre troppo forte.
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Lì ho conosciuto il professor Bhaer.
Un uomo serio, con occhi buoni e accento tedesco.
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Mi ha aiutata a capire che la scrittura
non è solo invenzione, ma anche verità.
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Mi ha fatto leggere libri profondi.
Mi ha criticata con dolcezza.
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Mi ha fatto riflettere.
Intanto scrivevo racconti per giornali economici,
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pieni di mistero e romanticismo.
Venivano pagati poco,
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ma era abbastanza per vivere.
Mi sentivo libera… ma anche sola.
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Poi è arrivata una lettera.
Di quelle che ti gelano il sangue.
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Beth stava male.
Di nuovo.
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Ma questa volta mamma scriveva:
"Non c’è miglioramento."
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Sono tornata a casa il giorno
dopo, col treno del mattino.
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Quando ho visto Beth sul letto, così
pallida, ho capito che qualcosa era cambiato.
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Lei mi ha sorriso, come sempre,
ma i suoi occhi erano stanchi.
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"Sono contenta che sei tornata, Jo," ha detto.
Io ho stretto la sua mano, cercando
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di non tremare.
Perché sapevo che
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stavamo correndo contro il tempo.
E io non ero pronta a dirle addio.
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capitolo 7 — dolore e nuove scelte
Beth se n’è andata.
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In silenzio.
Come aveva vissuto.
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Senza chiedere nulla.
Senza fare rumore.
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Era un giorno chiaro, con il sole
che entrava piano dalla finestra.
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Io ero lì, accanto a lei,
quando ha chiuso gli occhi.
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Ho stretto la sua mano fino all’ultimo respiro.
Non ho pianto subito.
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Non riuscivo.
Mi sembrava impossibile che il mondo continuasse.
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Che gli uccelli cantassero.
Che il pane cuocesse nel forno.
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Mentre lei non c’era più.
Amy era in Europa con zia March.
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Quando ha saputo della morte di Beth, è
corsa da Lori, che si trovava a Firenze.
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Non so come sia successo, ma da quel
dolore è nato qualcosa tra loro.
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Si sono scritti, poi visti, poi innamorati.
Quando ho ricevuto la lettera che diceva:
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"Ci siamo sposati",
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ho sorriso tra le lacrime.
Amy aveva trovato qualcuno che la capiva.
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E Lori… beh, forse il suo cuore
era più forte di quanto pensassi.
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Io ho smesso di scrivere storie finte.
Ho iniziato a scrivere di Beth.
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Di noi.
Della vita vera.
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Un pomeriggio, mentre sistemavo i suoi
vecchi spartiti, ho sentito bussare.
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Era lui.
Il professor Bhaer.
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Sotto la pioggia.
Con qualcosa negli occhi.
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E io ho capito che non era lì solo per una visita.
Forse era il momento di cominciare un
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nuovo capitolo.
Anche per me.
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capitolo 8 — un futuro insieme
Il professor Bhaer non mi ha
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parlato subito d’amore.
Mi ha chiesto di fare
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una passeggiata sotto la pioggia.
E abbiamo riso come due vecchi amici.
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Poi mi ha detto che doveva
tornare a casa sua, lontano.
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E in quel momento ho sentito un vuoto profondo.
"Non voglio che tu parta," gli ho detto.
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E lui ha sorriso, timido.
"Allora vorrà dire che resto, se tu mi vuoi."
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Lì, sotto quel cielo grigio, ho capito che
avevo trovato qualcuno che amava la mia mente,
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la mia voce, la mia libertà.
Ci siamo sposati poco dopo.
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Niente di elegante.
Niente fiori.
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Solo la mia famiglia.
E tanto amore.
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Con i soldi di zia March, che ci
ha lasciato tutto alla sua morte,
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abbiamo aperto una scuola in campagna.
Una casa piena di bambini, di libri, di rumore.
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Proprio come piace a me.
Amy e Lori sono tornati
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dall’Europa con una bambina.
Meg è mamma di due gemelli.
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E io… io sono felice.
A volte guardo il giardino e mi sembra di vedere
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Beth seduta al sole, con un libro sulle ginocchia.
Lei non è mai andata via, davvero.
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Perché il suo amore vive in
tutto quello che siamo diventati.