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La fattoria degli animali
Capitolo 1 – Il sogno del Vecchio Maggiore
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Era una sera fredda.
Tutti noi animali ci
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siamo riuniti nel grande fienile.
Il Vecchio Maggiore, il maiale più
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rispettato della fattoria,
aveva detto di avere
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qualcosa di importante da dirci.
Io ero curioso… ma anche un po’ nervoso.
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Non succede mai niente di
nuovo alla Fattoria Padronale.
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Maggiore è salito su una balla di fieno.
Era stanco, ma i suoi occhi brillavano.
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Ci ha parlato della sua vita,
delle fatiche, della fame.
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Ci ha detto che gli uomini ci sfruttano,
prendono il nostro lavoro,
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il nostro latte, le nostre uova,
e poi ci buttano via quando non serviamo più.
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«L’uomo è il nostro nemico» – ha detto con forza.
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«Dobbiamo ribellarci.
Dobbiamo costruire una
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fattoria solo per gli animali,
dove tutti sono uguali e liberi.»
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Abbiamo ascoltato in silenzio, anche le galline.
Poi Maggiore ci ha insegnato una canzone:
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Bestie d’Inghilterra.
Abbiamo cantato tutti insieme.
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Per la prima volta ho sentito
qualcosa dentro: speranza.
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Quella notte non ho dormito.
Continuavo a pensare a quel sogno.
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Ma non sapevo che, da lì a poco,
il sangue avrebbe toccato la paglia.
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Capitolo 2 – La ribellione
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Il Vecchio Maggiore è morto tre notti dopo.
Lo abbiamo sepolto sotto un albero,
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vicino al frutteto.
Da allora, qualcosa è cambiato in noi.
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Io ci pensavo ogni giorno:
e se avesse avuto ragione?
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I maiali hanno iniziato a
organizzare riunioni segrete.
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I più intelligenti erano due:
Napoleone, silenzioso ma deciso,
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e Palla di Neve, veloce di parola e pieno di idee.
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Hanno chiamato il loro pensiero “Animalismo”.
Ci spiegavano che dovevamo prepararci.
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Che la ribellione sarebbe arrivata…
ma nessuno sapeva quando.
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Poi è successo.
Tutto in un attimo.
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Il signor Jones, sempre più ubriaco,
ha dimenticato di darci da mangiare.
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Eravamo affamati.
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Una mucca ha sfondato la porta del granaio
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e noi l’abbiamo seguita.
Jones è corso fuori con il bastone,
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ma stavolta nessuno è scappato.
Abbiamo caricato insieme: galline,
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cavalli, mucche…
perfino le oche!
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Jones e i suoi uomini hanno mollato tutto.
Sono fuggiti.
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Non potevamo crederci:
la fattoria era nostra!
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Abbiamo strappato le fruste,
bruciato i collari.
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I maiali hanno detto:
«Da oggi si chiama Fattoria degli Animali.»
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Quella sera abbiamo cantato
Bestie d’Inghilterra cento volte.
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Ma nel buio ho visto Napoleone
guardare la casa del padrone…
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e non ho mai dimenticato quello sguardo.
Capitolo 3 – La nuova fattoria
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I primi giorni dopo la ribellione
sono stati pieni di entusiasmo.
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Tutti noi lavoravamo più volentieri,
anche se la fatica era tanta.
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Finalmente lavoravamo per noi stessi,
non più per gli uomini.
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I maiali hanno preso il
comando dell’organizzazione.
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Dicevano che era giusto così,
perché erano i più intelligenti.
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Palla di Neve ha insegnato a leggere e scrivere
a molti di noi.
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Io ho imparato qualche parola,
ma i cavalli e le pecore facevano più fatica.
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Abbiamo scritto i Sette Comandamenti
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sul muro del fienile.
Regole semplici:
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Tutti gli animali sono uguali.
Nessun animale ucciderà un altro.
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Nessun animale dormirà in un letto.
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Ce li ripetevamo ogni giorno.
Palla di Neve era sempre in mezzo a noi.
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Ci motivava. Ci aiutava.
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Napoleone invece parlava poco.
Preferiva stare con i cuccioli di cane.
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Li teneva separati.
Diceva che li stava educando.
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Un giorno abbiamo trovato i maiali
mangiare il latte e le mele cadute dagli alberi.
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Boxer, il cavallo più forte, ha chiesto il motivo.
Ci hanno detto che i maiali ne avevano bisogno
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per pensare meglio.
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Abbiamo accettato…
ma qualcosa ha
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iniziato a sembrarmi strano.
E dentro di me ho sentito
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che stavamo dimenticando troppo in fretta
perché avevamo combattuto.
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Capitolo 4 – La battaglia del recinto
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Per qualche settimana tutto è andato bene.
Gli uomini delle fattorie vicine ridevano di noi.
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Dicevano che presto saremmo crollati.
Ma dentro di me sapevo che ci temevano.
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Poi, una mattina d’autunno, è arrivata la notizia:
il signor Jones stava tornando,
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insieme ad altri uomini, con bastoni e fucili.
Volevano riprendersi la fattoria.
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Ci siamo preparati in silenzio.
Era la prima vera battaglia della nostra vita.
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Palla di Neve ha preso il comando.
Aveva studiato vecchi libri di guerra.
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Ha dato ordini precisi a tutti:
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Le oche dovevano confondere il nemico.
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Le pecore creare rumore.
I cavalli attaccare al momento giusto.
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Quando Jones è entrato nel cortile,
eravamo pronti.
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La battaglia è stata feroce.
Ho visto sangue sulla neve,
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zoccoli che colpivano,
galline che beccavano gli occhi.
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Palla di Neve si è lanciato
come un fulmine contro Jones.
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È stato ferito, ma non ha mollato.
Alla fine, gli uomini sono fuggiti.
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Abbiamo vinto!
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Abbiamo costruito una
medaglia per i più coraggiosi.
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Palla di Neve era un eroe.
Tutti lo ammiravano.
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Ma mentre festeggiavamo…
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Napoleone non ha detto una parola.
E ho notato che guardava Palla di Neve
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con un’espressione
che non avevo mai visto prima.
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Capitolo 5 – Il potere di Napoleone
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L’inverno è arrivato con il fango e il gelo.
Le discussioni tra Palla di Neve e Napoleone
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sono diventate sempre più forti.
Ogni riunione finiva in litigi.
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Non erano più due leader.
Erano due nemici.
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Palla di Neve parlava spesso del mulino a vento.
Diceva che ci avrebbe dato elettricità,
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che avremmo lavorato meno.
Io ci credevo.
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Ma Napoleone diceva che era una perdita di tempo,
che dovevamo pensare al cibo, non ai sogni.
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Poi è arrivato il giorno del voto.
Tutti noi eravamo riuniti nel fienile.
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Palla di Neve stava parlando con passione.
Stava per convincerci.
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Ma d’improvviso…
Napoleone ha emesso un suono strano.
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Dal bosco sono arrivati sette cani enormi.
Si sono lanciati su Palla di Neve.
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Lui ha corso, ha saltato la finestra
ed è sparito per sempre.
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I cani si sono messi accanto a Napoleone.
Ora capivo perché li teneva nascosti.
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Quel giorno, Napoleone ha detto
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che non ci sarebbero più state riunioni.
Lui avrebbe preso tutte le decisioni.
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Boxer ha sussurrato:
«Napoleone ha sempre ragione.»
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Io ho abbassato la testa…
ma nel mio stomaco ho sentito un freddo strano,
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più forte del vento di gennaio.
Capitolo 6 – Lavoro duro e bugie
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Con l’arrivo della primavera,
Napoleone ci ha detto
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che avremmo costruito il mulino a vento.
Lo stesso progetto che prima aveva criticato.
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Ma ora… era diventato un’idea sua.
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Abbiamo lavorato giorno e notte.
Io e Boxer ci siamo spaccati la schiena.
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Lui ripeteva sempre:
«Lavorerò di più.»
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Lo diceva anche quando zoppicava.
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Nessuno ha mai lavorato tanto.
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Per trovare materiali,
Napoleone ha iniziato a fare affari
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con gli uomini delle altre fattorie.
Prima diceva che non li avremmo mai visti.
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Ora vendeva uova, comprava semi,
faceva venire uomini a ispezionare la fattoria.
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I maiali ci spiegavano
che era per il bene di tutti.
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Intanto, i Sette Comandamenti cambiavano…
ma nessuno di noi ricordava le frasi esatte.
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E i maiali dicevano:
«Avete capito male.»
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Una notte, una tempesta ha distrutto il mulino.
Abbiamo trovato le pietre a terra,
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il muro crollato.
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Napoleone ha detto
che era colpa di Palla di Neve.
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Che era tornato di nascosto
per sabotare tutto.
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Lo ha chiamato traditore
e nemico dell’animale.
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Io non ero sicuro.
Ma avevo paura a dire qualcosa.
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E da quel giorno ho capito
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che nella nostra fattoria
la verità era diventata un lusso.
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Capitolo 7 – La paura e le punizioni
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L’inverno è stato il peggiore di sempre.
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Faceva freddo.
Il cibo era poco.
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Alcuni giorni mangiavamo
solo una manciata di paglia.
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Le galline hanno protestato.
Non volevano più dare le uova
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da vendere agli uomini.
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Napoleone ha risposto
chiudendo il cibo.
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Alcune galline sono morte di fame.
Le altre, alla fine, si sono arrese.
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Intanto, si parlava sempre di Palla di Neve.
Ogni problema era colpa sua:
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il vento, le tegole rotte,
perfino un secchio rovesciato.
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Dicevano che era nascosto nei dintorni
e lavorava contro di noi.
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Una sera, Napoleone ha
convocato tutti nel cortile.
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I cani tenevano tutti in silenzio.
Alcuni animali sono stati costretti a confessare
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di aver aiutato Palla di Neve.
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Poi sono stati sbranati
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davanti a noi.
Uno dopo l’altro.
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Nessuno ha parlato.
Nessuno ha protestato.
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Il sangue si è mischiato con la neve.
Io tremavo.
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Non capivo più
cosa era giusto o sbagliato.
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Ricordavo uno dei Comandamenti:
«Nessun animale ucciderà un altro animale.»
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Ma ora diceva:
«… senza motivo.»
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I maiali dicevano
che c’era una buona ragione.
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Quella notte,
non ho cantato Bestie d’Inghilterra.
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Perché dentro di me
sapevo che il sogno era morto.
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Capitolo 8 – I maiali diventano uomini
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Dopo le esecuzioni,
la paura ha preso il
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posto della speranza.
Nessuno parlava più.
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Si lavorava in silenzio,
testa bassa.
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Ogni tanto si spargeva la voce
che Palla di Neve fosse stato visto.
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Ma nessuno lo trovava mai.
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Il mulino a vento è stato ricostruito con fatica.
Poi è arrivata un’altra guerra.
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Gli uomini ci hanno attaccato
e hanno distrutto di nuovo il mulino.
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Abbiamo vinto la battaglia,
ma molti sono rimasti feriti.
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Boxer ha dato tutto,
anche se la sua forza stava finendo.
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Quando si è ferito seriamente,
ci hanno detto
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che sarebbe stato portato dal veterinario.
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Ma io ho visto il carro che lo portava via.
C’era scritto: “Macello”.
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Ho urlato.
Ho corso.
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Ma era troppo tardi.
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I giorni sono passati.
I maiali vivevano nella casa.
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Bevevano vino.
Portavano vestiti.
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Hanno cominciato a camminare su due zampe.
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Un giorno sono arrivati uomini da altre fattorie.
Hanno pranzato con i maiali.
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Ridevano insieme.
Brindavano.
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Napoleone parlava con loro
come un vecchio amico.
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Mi sono avvicinato alla finestra.
Poi ho guardato il muro del fienile.
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I Sette Comandamenti non c’erano più.
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Era rimasta solo una frase,
scritta in lettere grandi:
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«Tutti gli animali sono uguali,
ma alcuni animali sono più uguali degli altri.»
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Li ho guardati bene,
dentro quella stanza illuminata…
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e per un lungo istante
non sono riuscito a capire
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chi fosse il maiale
e chi l’uomo.