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L'italiano è una lingua BARBARA? ⚒️ I germanismi

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    Se ti piace l’italiano, saprai sicuramente che
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    questa lingua e la maggior parte 
    delle sue parole viene dal latino.
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    Prendiamo però questa frase (naturalissima, 
    e che diciamo tutti i giorni): per scherzo,
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    ho rubato una panca dall’albergo, ma la guardia 
    mi ha visto e mi ha spaccato uno stinco. Nessun
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    termine in questa bellissima frase, al di là 
    di quelli grammaticali e del verbo vedere,
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    è di origine latina. Questo perché l’italiano ha 
    preso tantissime parole, anche piuttosto comuni,
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    da lingue germaniche. Parole come 
    guardare, guidare, smarrire, scherzare,
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    guadagnare e molte altre sono germanismi molto 
    antichi: questo è l’argomento del video di oggi.
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    Ah, e questo è Podcast Italiano, un 
    canale per chi impara o ama la lingua
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    italiana. Se ne hai bisogno, puoi attivare 
    i sottotitoli. Se impari l’italiano sul mio
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    sito trovi la trascrizione di tutto ciò che 
    dirò nel video: il link è nella descrizione.
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    Le parole che ho elencato poco fa, come guerra, 
    albergo e molte altre, ci sono state date in
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    prestito, per così dire, da lingue della 
    famiglia germanica. Di questa famiglia
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    fanno parte tutte le lingue barb… discendenti 
    da un comune antenato chiamato proto-germanico.
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    I germanismi possono essere di ogni epoca, 
    antica e moderna, ma in questo video ci
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    concentreremo particolarmente su quelli 
    antichi, che risalgono per lo più all’Alto
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    Medioevo, perché ci dicono qualcosa di 
    interessante sulla storia del nostro paese.
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    Ma partiamo da quelli più antichi di tutti, 
    che risalgono al prima di Medioevo: sono i
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    paleogermanismi. Niente a che fare con i dinosauri 
    e Jurassic Park (mi spiace, Elena): si tratta di
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    un termine usato da alcuni studiosi per indicare 
    le parole germaniche prestate non all’italiano,
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    bensì già al latino, da cui sono arrivate poi 
    all’italiano. Questi germanismi ancestrali,
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    per così dire, non sono moltissimi: abbiamo 
    per esempio parole come sapone, tasso e vanga.
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    Ogni tanto, le parole germaniche venivano adottate 
    per esprimere un concetto nuovo, per il quale
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    ancora non c’era una parola. È l’esempio di alce, 
    prestato al latino da una cultura germanica che,
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    evidentemente, di alci si occupava più spesso dei 
    romani. Questi sono detti prestiti di necessità,
  • 2:30 - 2:36
    proprio perché in un certo senso sono necessari 
    (o quantomeno utili) alla lingua d’arrivo,
  • 2:36 - 2:39
    che non ha una parola per designare quel concetto.
  • 2:39 - 2:45
    La parola vanga, invece, ci permette di osservare 
    il fenomeno opposto, cioè il prestito di lusso:
  • 2:45 - 2:50
    come già spiega il nome, questo tipo di 
    prestito non è strettamente necessario,
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    perché nella lingua d’arrivo esisterebbe già una 
    parola per il concetto in questione; tuttavia,
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    per una serie di motivi, si decide di adottare 
    una parola straniera e di sostituirla a quella
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    autoctona. Per esempio, la parola germanica 
    guerra sostituisce la parola latina bellum.
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    Tra questi germanismi antichissimi 
    abbiamo anche blu, bruno, brace,
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    stalla e soprattutto, l’adorabile 
    martora. Ma guardatela, non è adorabile?
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    Bene, ma perché tutte queste parole 
    germaniche sono state adottate in
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    latino prima, e in italiano o, insomma, 
    proto-italiano, varietà proto-romanze poi?
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    Qui dobbiamo parlare un po’ di storia del 
    nostro paese. Già durante l’Impero romano,
  • 3:35 - 3:40
    ci furono numerose invasioni da parte 
    di popoli barb… ahem, germanici,
  • 3:40 - 3:44
    che generarono un contatto tra il 
    popolo romano e quello degli invasori;
  • 3:44 - 3:50
    e contatto tra popoli significa anche contatto 
    tra lingue, e quindi interferenza linguistica,
  • 3:50 - 3:54
    e quindi prestito. È come quando un 
    italiano va in Inghilterra per tre mesi
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    e torna che infila anglicismi in ogni frase 
    che dice. E poi non c’erano solo invasioni,
  • 4:00 - 4:05
    ma anche scambi commerciali e altri tipi di 
    interazioni. Infine, via via, nell’esercito
  • 4:05 - 4:10
    romano furono sempre più consistenti i 
    reparti composti da soldati germanici.
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    E dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente 
    i popoli germanici si stanziarono stabilmente
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    nell’Europa centro-meridionale; e, in 
    particolare, in Italia ci furono secoli
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    di invasioni e addirittura regni germanici. 
    In particolare, parliamo di Ostrogoti,
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    Longobardi e Franchi. Questo spiega la nostra 
    grande interferenza linguistica. Considerate che
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    gli Ostrogoti (ovvero i Goti orientali; perché 
    i Visigoti erano i Goti occidentali) iniziano
  • 4:40 - 4:47
    a regnare in Italia alla fine del V secolo 
    d.C., e perdono il potere verso la metà del VI,
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    fondendosi poi, nel corso del tempo, con 
    la popolazione locale. A questo punto,
  • 4:51 - 4:56
    tutto il territorio italiano è sotto il dominio 
    dei popoli germanici. I Longobardi, intanto,
  • 4:56 - 5:02
    proprio verso la metà del VI secolo entrano in 
    Italia e iniziano a conquistarla, sebbene non
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    riusciranno mai a ottenere l’intero territorio. 
    Quando i re Longobardi, sempre più potenti,
  • 5:07 - 5:13
    nell’VIII secolo arrivano a Roma, i papi si 
    rivolgono ai Franchi, altro popolo germanico,
  • 5:13 - 5:22
    che stavano diventando la grande potenza europea 
    del tempo. Così, dal 774 d.C., i Franchi assumono
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    il controllo dell’ex Regno longobardo, guidati 
    da un tale Carlo Magno (forse lo conoscete);
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    ma, a differenza dei due casi precedenti, non 
    c’è una migrazione di massa verso lo stivale.
  • 5:34 - 5:38
    Anche se abbiamo tantissime informazioni su 
    questo periodo storico, non è sempre facile
  • 5:38 - 5:45
    capire se una certa parola germanica ci sia giunta 
    dagli Ostrogoti, dai Longobardi o dai Franchi,
  • 5:45 - 5:49
    visto che comunque erano tutte lingue 
    germaniche imparentate tra loro. Per
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    esempio tregua potrebbe venire dal gotico triggwa, 
    dal francone triuwa o dal longoboardo trewwa:
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    e più darsi anche che sia stato un misto tra 
    parole germaniche diverse. Spesso gli studiosi
  • 6:02 - 6:06
    non sono sicuri. Ciò che invece possiamo 
    dire con certezza è che da questi popoli
  • 6:06 - 6:12
    abbiamo ricevuto un bel po’ di parole: 
    solo dai Longobardi, quasi trecento,
  • 6:12 - 6:16
    secondo alcune stime. Tra queste, per 
    esempio, quelle che ci ricorda Barbero.
  • 6:16 - 6:22
    Son parole longobarde guerra, 
    zuffa, tregua, faida, spranga,
  • 6:22 - 6:26
    trappola, insomma era gente piuttosto violenta.
  • 6:26 - 6:30
    Nel corso dei secoli l’italiano prende 
    anche altri prestiti da quello che si
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    può già chiamare tedesco (anche se non il 
    tedesco moderno, ovviamente). Infatti i
  • 6:35 - 6:40
    contatti con la “Germania” (che non esisteva 
    ancora) continuarono intensi per secoli:
  • 6:40 - 6:45
    per esempio, il Centro-Nord Italia fece 
    a lungo parte del Sacro Romano Impero e i
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    mercenari tedeschi spesso combattevano 
    nelle guerre italiane. Oggi, comunque,
  • 6:49 - 6:54
    voglio concentrarmi in particolare sui germanismi 
    più antichi, quelli dell’Alto Medioevo, lasciando
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    magari a un futuro video i cosiddetti tedeschismi, 
    cioè parole che derivano dal tedesco in epoche
  • 7:00 - 7:05
    diverse. Però voglio dire una cosa a proposito 
    proprio della parola “tedesco”: perché in
  • 7:05 - 7:13
    italiano abbiamo questo aggettivo strano quando 
    in altre lingue si dice German, Allemand, Aleman?
  • 7:13 - 7:19
    L’aggettivo tedesco viene in ultima istanza 
    da una parola gotica, thiuda, che significava
  • 7:19 - 7:26
    “popolo” ed è imparentata con quel Deutsch di 
    Deutschland. Quindi, amici, non è poi così strano.
  • 7:26 - 7:31
    Bene, ma all’atto pratico come sono passati 
    all’italiano questi germanismi antichi?
  • 7:31 - 7:35
    A parte il fatto che, come sempre, 
    tutto dipende molto dal momento storico,
  • 7:35 - 7:41
    perché c’è stata una lunga interazione tra Italia 
    e popoli germanici, possiamo dire che i prestiti
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    giunti dal fràncone antico (la lingua dei Franchi) 
    entrarono spesso nel latino tardo (o, se vogliamo,
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    in uno stato protoromanzo, quando latino stava 
    diventando lingue romanze) spesso per via scritta,
  • 7:53 - 7:59
    tramite la lingua delle cancellerie (cioè uffici 
    pubblici che si occupavano di redigere documenti;
  • 7:59 - 8:04
    di fatto quindi la lingua della burocrazia) 
    perché i Franchi occuparono proprio gli
  • 8:04 - 8:10
    ambienti altolocati, e si occuparono piuttosto 
    di governare, anziché popolare l’Italia in massa.
  • 8:10 - 8:15
    Più spesso, invece, i prestiti sono giunti 
    per via orale dalla lingua longobarda;
  • 8:15 - 8:19
    ma è pur vero che anche i Longobardi, 
    che vennero prima dei Franchi,
  • 8:19 - 8:24
    regnarono in Italia, e infatti alcune parole 
    che ci sono giunte dal longobardo vengono
  • 8:24 - 8:29
    dall’àmbito cancelleresco giuridico: 
    abbiamo, per esempio, tregua e faida.
  • 8:29 - 8:33
    Non dobbiamo poi dimenticare i 
    prestiti indiretti. Abbiamo visto,
  • 8:33 - 8:38
    parlando dei paleogermanismi, che il latino 
    ci ha lasciato dei termini germanici,
  • 8:38 - 8:43
    presi ancor prima che le lingue neo-latine 
    come l’italiano, il francese, lo spagnolo,
  • 8:43 - 8:48
    il portoghese o il rumeno si formassero. Abbiamo 
    anche visto che il latino tardo e medievale,
  • 8:48 - 8:54
    per via scritta, ci lasciò per via indiretta 
    molti termini dal francone. Ma ci sono altri casi:
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    il francese antico ci lasciò per esempio 
    molte parole che aveva preso a sua volta
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    dal francone. Come abbiamo visto anche nel video 
    sugli italianismi, spesso le parole fanno il giro,
  • 9:05 - 9:10
    passando da una lingua all’altra: per esempio, 
    se ricordate, “baguette” è un francesismo
  • 9:10 - 9:15
    comune in molte lingue, ma che il francese ha 
    preso a sua volta dall’italiano “bacchetta”.
  • 9:15 - 9:17
    Ok, ma che tipo di parole entravano in italiano?
  • 9:17 - 9:21
    Ancora una volta, dipende tutto dal 
    contesto storico e dal momento in
  • 9:21 - 9:25
    cui il termine è stato preso in 
    prestito. Possiamo, ad ogni modo,
  • 9:25 - 9:29
    isolare alcuni àmbiti specifici. Per 
    esempio, come ormai avrete immaginato,
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    abbiamo ricevuto diversi termini legati al 
    mondo militare, come guerra, guardia e zuffa.
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    Tanti – questo forse vi stupirà – sono i termini 
    per indicare le parti del corpo, di umani e
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    animali: abbiamo guancia, milza, nocca, stinco, 
    spanna e zanna. Mi piace molto zanna perché in
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    tedesco moderno è uguale alla parola longobarda 
    da cui deriva quella italiana: zahn. In italiano
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    zanna però si usa solo per i denti particolarmente 
    robusti di alcuni animali, come gli elefanti. E
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    anche milza in tedesco è molto simile: milz. Non 
    però perché l’italiano l’ha preso dal tedesco,
  • 10:10 - 10:15
    ma perché l’italiano l’ha preso dal longobardo, 
    che era una lingua germanica imparentata con la
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    lingua antica da cui discende il tedesco moderno. 
    C’è anche strozza con il significato di gola,
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    termine oggi non più usato, ma rimasto nel 
    comunissimo verbo strozzare o strozzarsi.
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    Io trovo sempre un buon motivo per 
    strangolarti! Ti strozzo e ti ristrozzo!
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    Sono tanti anche i termini legati 
    alla casa e alla vita domestica:
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    balcone, soppalco, panca, scaffale, 
    federa e gruccia tra gli altri.
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    Meno comuni sono le parole giuridiche 
    e amministrative. Qualcuna però è
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    abbastanza nota: per esempio le 
    già menzionate tregua e faida.
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    Infine, abbiamo tanti termini concreti 
    ed espressivi: arraffare, russare,
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    scherzare, tanfo (cioè cattivo odore) e tonfo.
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    Come potete vedere, il tipo di parole che giungono 
    da un certo popolo dipende dalla sua cultura.
  • 11:08 - 11:12
    Come dice Barbero parlando nello specifico dei 
    Longobardi, “non erano una società di filosofi”.
  • 11:12 - 11:17
    Sappiamo che ogni lingua ha il proprio insieme 
    di suoni e il proprio modo di metterli insieme;
  • 11:17 - 11:21
    così, il giapponese non suona come l’arabo, che 
    non suona come l’italiano, che a sua volta non
  • 11:21 - 11:27
    suona come l’inglese. Vee imajeenahte se parlasi 
    cosee? 🙂 È chiaro, dunque, che le parole, passando
  • 11:27 - 11:32
    da una lingua all’altra, dovranno essere un po’ 
    adattate alle strutture della lingua di arrivo.
  • 11:32 - 11:37
    Come anticipato in precedenza, poi, ci stiamo 
    occupando in particolare di germanismi molto
  • 11:37 - 11:42
    antichi; e il fatto è interessante, perché i 
    prestiti antichi sono stati adattati in modo
  • 11:42 - 11:48
    più pesante rispetto ai prestiti moderni. Se 
    oggi siamo abituati alle lingue straniere e non
  • 11:48 - 11:55
    ci sembrano troppo strane parole evidentemente 
    non italiane (come blitz o panzer), le cose un
  • 11:55 - 12:01
    tempo stavano in modo diverso. Vediamo dunque come 
    venivano adattate e italianizzate queste parole.
  • 12:01 - 12:06
    Innanzitutto, in presenza di un dittongo, 
    questo veniva spesso ridotto a una sola
  • 12:06 - 12:11
    vocale. Quindi il francone rauba è 
    diventato roba, e raubon è invece
  • 12:11 - 12:18
    diventato rubare. Più tardi, il medio-alto 
    tedesco stainbock è diventato stambecco.
  • 12:18 - 12:24
    Un altro fenomeno comune è l’epitesi, ovvero 
    nel linguaggio medico la correzione di un arto
  • 12:24 - 12:29
    difettoso… no, ho sbagliato definizione, 
    intendevo “fenomeno per cui si aggiunge
  • 12:29 - 12:34
    un suono, e in particolare, in questo caso, 
    una vocale, alla fine di una parola. Così,
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    il francone bank (che indicava un sedile 
    lungo le pareti di una casa) ha dato banco
  • 12:39 - 12:46
    e banca (o panca), con l’aggiunta di o 
    e a finali; da bosk (cespuglio; e sì,
  • 12:46 - 12:52
    è imparentato con i l’inglese e il tedesco 
    bush/Busch) abbiamo ottenuto bosco; e da want
  • 12:52 - 12:58
    abbiamo ottenuto guanto. Come dicevo poco fa, la 
    conoscenza delle lingue straniere non era diffusa,
  • 12:58 - 13:04
    secoli fa. Qualcuno direbbe che non lo è nemmeno 
    oggi in Italia, ma non io. Visto che tutte le
  • 13:04 - 13:10
    parole dell’italiano fatte salve alcune (poche) 
    eccezioni, finiscono con una vocale, il parlante
  • 13:10 - 13:14
    medio non si sentiva a proprio agio di fronte 
    a una parola che finisse con una consonante:
  • 13:14 - 13:19
    semplicemente, non veniva naturale (in un certo 
    senso, non viene così naturale nemmeno oggi:
  • 13:19 - 13:26
    motivo per cui pronunciamo fan o gol aggiungendo 
    una piccola vocale finale di appoggio: fannə).
  • 13:26 - 13:30
    Inoltre, come possiamo osservare 
    dall’esempio di Stainbock/stambecco,
  • 13:30 - 13:32
    a volte l’ultima consonante veniva raddoppiata,
  • 13:32 - 13:37
    e lo stesso facciamo anche oggi: se sentite 
    quando dico fannə raddoppio quella n.
  • 13:37 - 13:43
    Poi c’è l’anaptissi – di nuovo, niente patologie 
    strane – per cui in una serie di consonanti si
  • 13:43 - 13:48
    aggiungeva una vocale, perché a noi italiani 
    troppe consonanti di fila non ci piacciono.
  • 13:48 - 13:54
    Pensiamo ai lanzichenecchi, i soldati mercenari 
    tedeschi che scendevano talvolta in Italia e
  • 13:54 - 13:59
    che tutti i lettori italiani conoscono grazie ai 
    Promessi sposi. La parola originale in tedesco è
  • 13:59 - 14:07
    Landsknecht, decisamente impronunciabile per un 
    italiano: e quindi lanzichenecchi. Bello, vero?
  • 14:07 - 14:11
    Dal Settecento, invece, la conoscenza delle 
    lingue straniere inizia a essere più diffusa,
  • 14:11 - 14:17
    e così l’adattamento dei prestiti diventa meno 
    pesante e la loro provenienza straniera via via
  • 14:17 - 14:22
    più evidente, come in nickel, fuhrer o panzer. 
    È per questo che a me interessano soprattutto
  • 14:22 - 14:30
    i germanismi antichi o medievali, perché sono del 
    tutto mimetizzati nel mucchio delle parole latine.
  • 14:30 - 14:34
    Visto che i germanismi sono arrivati 
    nell’italiano in tempi diversi,
  • 14:34 - 14:39
    e non sono stati parte dell’italiano (e del 
    latino) per tutta la storia di queste lingue,
  • 14:39 - 14:43
    non si è verificato il normale 
    processo di evoluzione delle parole,
  • 14:43 - 14:49
    in particolare per quanto riguarda i suoni. 
    Inoltre, i germanismi hanno portato sequenze
  • 14:49 - 14:55
    di suoni in posizioni sconosciute e a volte anche 
    scomode da pronunciare al latino e all’italiano.
  • 14:55 - 15:02
    Innanzitutto, la b intervocalica del latino, cioè 
    posta tra vocali, è diventata v, quindi il latino
  • 15:02 - 15:13
    fabulam ci ha dato favola, e il verbo habere è 
    diventato avere (qui mi riferisco alle parole
  • 15:13 - 15:15
    che sono state tramandate oralmente per secoli; i 
    latinismi colti, “recuperati dai libri” sono molto
  • 15:15 - 15:21
    più simili alla forma latina originale, come ho 
    spiegato in questo video). I germanismi, invece,
  • 15:21 - 15:25
    non hanno conosciuto questo cambiamento, 
    quindi il francone rauba è rimasto roba,
  • 15:25 - 15:30
    anziché diventare rova, e il 
    gotico raubon è rimasto rubare.
  • 15:30 - 15:35
    Vediamo ora uno degli indizi più forti 
    di provenienza germanica di una parola.
  • 15:35 - 15:41
    Attenzione che questo è interessante. Il suono 
    /gw/ iniziale di parola non esisteva in latino:
  • 15:41 - 15:46
    proviene invece dal suono /w/ iniziale 
    di parole dei prestiti germanici. Così
  • 15:46 - 15:53
    wardon è diventato guardare, con l’aggiunta 
    della terminazione verbale -are. E quindi da
  • 15:53 - 15:58
    warjan abbiamo ottenuto guarire, di nuovo 
    con /gw/ iniziale, questa volta con -ire.
  • 15:58 - 16:04
    E ancora, abbiamo warnjan, che significava 
    avvertire (Vi ricorda l’inglese to warn?
  • 16:04 - 16:09
    Bella intuizione, totalmente non pilotata da 
    me: le due parole infatti sono imparentate.)
  • 16:09 - 16:14
    e che a noi ha dato guarnire (un tempo 
    usato in senso soprattutto militare,
  • 16:14 - 16:21
    come “guarnire una città di armi e munizioni”, 
    da cui anche la guarnigione, ma che oggi si usa
  • 16:21 - 16:26
    sopratutto in cucina: “guarnire un piatto con 
    un contorno di patate”), e poi ovviamente werra,
  • 16:26 - 16:32
    che ci ha dato guerra, wida, che ci ha dato 
    guida, il francone waidhanjan che ci ha dato
  • 16:32 - 16:40
    guadagnare o wai da cui deriva guai. Come “guai 
    a te se non metti mi piace a questo video”.
  • 16:40 - 16:45
    Insomma, quasi tutte le parole che iniziano 
    con /gw/ in italiano sono germaniche. Quasi,
  • 16:45 - 16:52
    non tutte. Questo meccanismo era così diffuso e 
    comune che trasformava /w/ in /gw/ anche in parole
  • 16:52 - 16:59
    latine. Da vadum per esempio proprio per questo 
    meccanismo, ci è giunta la forma guado. Oppure dal
  • 16:59 - 17:06
    latino… vāgīna (che in latino era il fodero di 
    una spada o in generale un involucro), è derivato
  • 17:06 - 17:13
    guaìna (che oggi però si pronuncia guàina, con 
    l’accento sulla a) e significa sempre fodero,
  • 17:13 - 17:19
    involucro o membrana dove… metti qualcosa. 
    Ehm, ve lo starete chiedendo… sì, vagina
  • 17:19 - 17:25
    viene ovviamente dalla stessa parola latina, 
    ma è una parola colta, recuperata dai libri.
  • 17:25 - 17:29
    Con ciò, possiamo concludere questo 
    viaggio. Abbiamo scoperto che c’è veramente
  • 17:29 - 17:34
    un mondo di parole germaniche antichissime 
    giunte in italiano sin dai tempi del latino
  • 17:34 - 17:38
    e poi in tutti i secoli successivi; solo 
    che non ce ne accorgiamo, perché sono
  • 17:38 - 17:44
    così mimetizzate che oggi solo gli esperti (o 
    voi, dopo questo video) possono riconoscere la
  • 17:44 - 17:50
    loro origine non latina. Detto ciò, il lessico 
    dell’italiano rimane comunque prevalentemente
  • 17:50 - 17:59
    latino. Ma che cosa significa questo? Ti 
    può interessare questo video in proposito.
Title:
L'italiano è una lingua BARBARA? ⚒️ I germanismi
Description:

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Video Language:
Italian
Team:
Podcast Italiano
Duration:
18:11

Italian subtitles

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