< Return to Video

Quando l'Italia cambiò completamente: il miracolo economico

  • 0:00 - 0:05
    Sono molto emozionato per questo video: ciò 
    che stai per vedere è un’anteprima del mio
  • 0:05 - 0:09
    prossimo videocorso, che sarà un corso 
    di livello avanzato. Presta attenzione,
  • 0:09 - 0:15
    perché darò notizie del corso solo a chi 
    è iscritto alla lista di attesa lascio
  • 0:15 - 0:20
    al link in descrizione. Ma ne riparliamo 
    alla fine: ora ascoltiamoci l’episodio.
  • 0:25 - 0:30
    Ogni italiano, a differenza della maggior parte 
    degli abitanti di paesi più sviluppati come gli
  • 0:30 - 0:35
    Stati Uniti, l’Inghilterra, la Francia 
    e la Germania, di solito non deve andare
  • 0:35 - 0:42
    nel lontano passato per ricordare la miseria. 
    Anche i ragazzi di oggi hanno spesso ancora vivi,
  • 0:42 - 0:48
    o li hanno conosciuti, dei nonni che vissero la 
    povertà e la fame di un paese molto arretrato.
  • 0:48 - 0:54
    Tutti hanno un’immagine molto specifica 
    dell’Italia nella loro testa: antichi villaggi
  • 0:54 - 0:59
    sopra una collina, circondati da campi, vecchie 
    chiese nelle quali si raduna una popolazione
  • 0:59 - 1:06
    fortemente cattolica. Il sapere degli artigiani, 
    capaci di produrre bei prodotti con le loro mani.
  • 1:06 - 1:11
    Ma oltre a questo, c’è anche l’estrema povertà 
    di un mondo contadino, semplice e arretrato:
  • 1:11 - 1:16
    dove si fanno tanti figli, si mangia 
    insieme al tavolo, non si mette in dubbio
  • 1:16 - 1:23
    l’autorità paterna e si vuole bene alla mamma.
    È un’immagine tutto sommato corretta, se si parla
  • 1:23 - 1:29
    dell’Italia prima della seconda guerra mondiale. 
    Dopo gli splendori del Rinascimento - l’epoca
  • 1:29 - 1:34
    della grande rinascita culturale e artistica 
    dell’Europa che mosse i primi passi a
  • 1:34 - 1:41
    Firenze - l'Italia attraversò secoli di declino. 
    Un tempo una delle regioni più ricche e sviluppate
  • 1:41 - 1:46
    d’Europa, a metà dell’Ottocento l’Italia 
    era diventata una delle più povere regioni
  • 1:46 - 1:52
    del continente, divisa in diversi staterelli 
    poco importanti nello scacchiere europeo.
  • 1:52 - 1:59
    L’unità, l’unificazione, raggiunta nel 1861, 
    per le classi dirigenti italiane divenne
  • 1:59 - 2:06
    l’occasione per recuperare questo divario: 
    vennero costruite nuove strade e ferrovie e,
  • 2:06 - 2:14
    a fine ‘800, inizio perfino una piccola e limitata 
    rivoluzione industriale nel paese: protagonista ne
  • 2:14 - 2:20
    fu il cosiddetto triangolo industriale, ovvero le 
    città di Milano, Torino e Genova, nel Nord-ovest
  • 2:20 - 2:25
    italiano. Qui si concentravano le fabbriche 
    siderurgiche (cioè legate alla produzione del
  • 2:25 - 2:30
    ferro), degli armamenti e dei trasporti.
    Nonostante questi cambiamenti, però,
  • 2:30 - 2:37
    l’Italia di inizio ‘900 rimaneva tutto sommato 
    un paese contadino con qualche industria moderna.
  • 2:37 - 2:44
    Il Fascismo, regime totalitario che governò per 
    vent’anni circa tra le due guerre mondiali, prese
  • 2:44 - 2:50
    un paese contadino e arretrato e, allo scoppio 
    della seconda guerra mondiale, governava ancora
  • 2:50 - 2:56
    un paese contadino e arretrato, ma con inutili 
    ambizioni imperiali, fallite molto presto.
  • 2:56 - 3:04
    Dopo la guerra, nel 1945, l’Italia era un paese 
    allo stremo: privo di fonti energetiche, come
  • 3:04 - 3:09
    il carbone e il petrolio, con le fabbriche e le 
    infrastrutture distrutte dalla guerra. Una fragile
  • 3:09 - 3:15
    democrazia prese le redini del paese, mentre gli 
    italiani decisero di passare dalla Monarchia alla
  • 3:15 - 3:21
    Repubblica attraverso un referendum. La 
    guerra aveva fatto enormi danni al paese:
  • 3:21 - 3:27
    erano morte circa mezzo milione di persone, 
    tra soldati e civili, le infrastrutture e le
  • 3:27 - 3:33
    fabbriche erano state bombardate e per lo più 
    distrutte. L’Italia, per le potenze alleate,
  • 3:33 - 3:38
    era un paese nemico e sconfitto.
    Eppure la logica della guerra fredda
  • 3:38 - 3:44
    aiutò a rendere importante il paese: la sfera di 
    influenza dell’URSS, o Unione Sovietica, arrivava
  • 3:44 - 3:50
    ai confini dell’Italia, che era invece per lo più 
    occupata da truppe americane: l’Italia, infatti,
  • 3:50 - 3:56
    a differenza della Germania, era stata conquistata 
    solo da forze angloamericane. Nelle elezioni del
  • 3:56 - 4:03
    1948 vinse il partito della Democrazia Cristiana, 
    vicino agli USA, ma il problema era che il più
  • 4:03 - 4:10
    grande partito di opposizione era il PCI, il 
    Partito Comunista Italiano. Gli Stati Uniti non
  • 4:10 - 4:15
    potevano perdere la loro influenza sull’Italia, 
    paese strategicamente importante: per farlo,
  • 4:15 - 4:22
    occorreva ricostruire rapidamente il paese, in 
    modo da dare al governo in carica una possibilità
  • 4:22 - 4:28
    di non essere sconfitto dai socialisti.
    In teoria, l’Italia sembrava un paese del
  • 4:28 - 4:32
    tutto inadeguato ad un grande balzo in 
    avanti: la società italiana era povera
  • 4:32 - 4:39
    e con una bassa scolarizzazione: ancora un 
    15% circa della popolazione era analfabeta,
  • 4:39 - 4:44
    due terzi lavorava nei campi, spesso in aziende 
    agricole con pochi capitali. Nel paese non si
  • 4:44 - 4:49
    era ancora sviluppata un’economia di massa: 
    per fare un esempio, mentre negli USA prima
  • 4:49 - 4:55
    della seconda guerra mondiale circolavano circa 25 
    milioni di automobili, una ogni cinque abitanti,
  • 4:55 - 5:01
    e in Francia e Inghilterra, i paesi più avanzati 
    in Europa, c’erano circa un milione di auto – in
  • 5:01 - 5:10
    Italia nel 1937 giravano appena 270.000 auto, 
    una ogni 200 abitanti, ed erano quasi tutte
  • 5:10 - 5:16
    concentrate nelle grandi città. L’Italia aveva 
    poche grandi fabbriche; una di queste era la FIAT,
  • 5:16 - 5:21
    il più grande produttore nazionale di auto 
    che aveva sede nella mia città di Torino.
  • 5:21 - 5:27
    Gli Stati Uniti decisero un colossale sforzo 
    di aiuto alle economie europee distrutte dalla
  • 5:27 - 5:34
    guerra, il cosiddetto piano Marshall, che diede 
    all’Italia circa 1,2 miliardi di dollari di aiuto,
  • 5:34 - 5:40
    pari a più di 15 miliardi di dollari ai 
    nostri giorni. Grazie allo straordinario
  • 5:40 - 5:45
    sforzo del piano Marshall, già nel 1949 
    l’Italia aveva recuperato la produzione
  • 5:45 - 5:52
    industriale prebellica, un ottimo risultato.
    Eppure è proprio a questo punto che si innescò
  • 5:52 - 5:58
    il “boom” economico italiano, o “miracolo 
    economico”, un travolgente periodo di crescita,
  • 5:58 - 6:05
    trasformazione e cambiamento senza precedenti che 
    portò a quel salto di qualità allo sviluppo del
  • 6:05 - 6:10
    paese. Un balzo in avanti che non era riuscito 
    ai politici che avevano fatto l’Unità del paese,
  • 6:10 - 6:18
    nell’Ottocento, e men che meno al Fascismo.
    Tra il 1950 e il 1970, l’Italia fu il paese
  • 6:18 - 6:24
    europeo con la maggiore crescita, assieme alla 
    Germania: nel mondo la crescita italiana fu
  • 6:24 - 6:30
    superata solo dal Giappone. Le ragioni del boom 
    erano complesse, ma avevano a che fare con la
  • 6:30 - 6:35
    presenza di una grande manodopera a basso costo, 
    unita alla capacità artigianale e industriale
  • 6:35 - 6:42
    che in Italia era latente, ma che non aveva mai 
    trovato i capitali o gli sbocchi di mercato per
  • 6:42 - 6:47
    poter crescere rapidamente. I capitali, dopo 
    decenni di isolamento causato dal Fascismo,
  • 6:47 - 6:53
    fluirono nel paese grazie al generale 
    sviluppo postbellico, ma furono agevolati
  • 6:53 - 6:59
    anche dall’adesione dell’Italia - come paese 
    fondatore - alla comunità economica europea,
  • 6:59 - 7:06
    il cui trattato fondamentale fu firmato nel 
    1957, a Roma. Comunità economica europea che era
  • 7:06 - 7:12
    l’antenato dell’Unione Europea di oggi. L’Italia 
    si mise anche ad inventare nuovi prodotti:
  • 7:12 - 7:18
    dalla Vespa – la due ruote simbolo degli anni 
    ’50, venduta in tutto il mondo – ai calcolatori
  • 7:18 - 7:23
    della Olivetti, che anticiparono lo sviluppo dei 
    computer, per non parlare dei prodotti plastici
  • 7:23 - 7:28
    in polipropilene. L’Italia divenne infatti uno dei 
    paesi più all’avanguardia nella produzione della
  • 7:28 - 7:33
    plastica, il materiale simbolo del dopoguerra.
    Per agevolare la crescita, il governo
  • 7:33 - 7:39
    democristiano varò un imponente piano di opere 
    pubbliche: il fascismo si era concentrato nella
  • 7:39 - 7:44
    costruzione di infrastrutture, ma erano state 
    tutte piuttosto inutili alla crescita economica
  • 7:44 - 7:50
    e non avevano davvero modernizzato il paese. 
    L’Italia, negli anni ’50, decise di imitare e,
  • 7:50 - 7:56
    per certi versi, anticipare gli Stati Uniti, 
    puntando tutto sulla motorizzazione del paese:
  • 7:56 - 8:01
    nonostante le auto fossero ancora poche, nel 
    giro di qualche anno la Repubblica costruì
  • 8:01 - 8:08
    un’estesa rete autostradale, la prima moderna 
    rete autostradale europea. Nel 1969 circolavano
  • 8:08 - 8:14
    ben nove milioni di auto nel paese, per lo 
    più prodotte in Italia da FIAT e Alfa Romeo,
  • 8:14 - 8:21
    con un tasso di motorizzazione di un’auto per ogni 
    5 abitanti circa. Il paese era inoltre inondato
  • 8:21 - 8:27
    di motociclette e motorini, autobus e camion.
    Qualcosa di simile accadde in molti altri settori
  • 8:27 - 8:32
    produttivi: a fine anni ‘50, l’Italia era il più 
    grande produttore europeo di elettrodomestici.
  • 8:32 - 8:38
    Gli italiani acquistavano per la prima volta 
    nella storia, in massa, dei prodotti industriali
  • 8:38 - 8:44
    come televisori, frigoriferi, tostapane, 
    lavatrici e lavastoviglie. In contemporanea,
  • 8:44 - 8:49
    l’Italia divenne improvvisamente un grande 
    esportatore di mobili e articoli di lusso,
  • 8:49 - 8:55
    come i vestiti, gioielli, orologi, occhiali. Nella 
    maggior parte dei casi, gli italiani misero a
  • 8:55 - 9:01
    frutto la loro sapienza artigianale nel produrre 
    prodotti di moda, arredamento e personali: gli
  • 9:01 - 9:07
    artigiani del periodo prebellico si trasformano in 
    industriali, con fabbriche in rapida espansione.
  • 9:07 - 9:13
    Nascono in questi anni, o si sviluppano, aziende 
    di mobili come Kartell - specializzata in mobili
  • 9:13 - 9:18
    di plastica – mentre nella moda nascono 
    colossi come Gucci, Prada e Valentino.
  • 9:18 - 9:23
    Questo sviluppo non era più concentrato solamente 
    nel vecchio “triangolo industriale” tra Milano,
  • 9:23 - 9:28
    Torino e Genova – una parte piccola del paese 
    – ma si diffuse in tutto il centro nord,
  • 9:28 - 9:32
    soprattutto in regioni che erano 
    rimaste agricole e sottosviluppate,
  • 9:32 - 9:37
    come l’Emilia-Romagna, il Veneto e la Toscana, 
    ma non solo. Inizialmente il miracolo economico
  • 9:37 - 9:43
    si avvalse soprattutto di manodopera locale, 
    contadini e figli di contadini che scappavano
  • 9:43 - 9:49
    dalla miseria dei campi per cercare un futuro 
    nelle nuove fabbriche nella città vicine. Presto
  • 9:49 - 9:55
    però al nord si giunse praticamente alla piena 
    occupazione, il che causò un nuovo fenomeno che
  • 9:55 - 10:01
    porterà rapidamente ad un’Italia più unita, e 
    più complessa: l’immigrazione dal Sud al Nord.
  • 10:01 - 10:06
    Fino agli anni del boom economico, la scelta di 
    tantissimi italiani per scappare dalla miseria
  • 10:06 - 10:13
    era stata una sola: emigrare all’estero, verso gli 
    Stati Uniti, il Sudamerica, i paesi dell’Europa
  • 10:13 - 10:19
    del nord. Eppure, l’apertura di nuove fabbriche 
    e il travolgente sviluppo economico aprirono
  • 10:19 - 10:24
    improvvisamente nuove opportunità. Presto si 
    innescò un colossale processo di emigrazione
  • 10:24 - 10:31
    dal povero Sud del paese verso il Nord: negli anni 
    ’50 e ’60, circa nove milioni di persone migrarono
  • 10:31 - 10:37
    dalle regioni del mezzogiorno a quelle del Nord 
    Italia, verso Milano, Bologna, Torino, Genova e
  • 10:37 - 10:43
    tante altre città. L’emigrazione di massa dal sud 
    ebbe potenti effetti sociali, perché regioni che
  • 10:43 - 10:49
    fino a quella data erano rimaste completamente 
    separate l’una dall’altra, con dialetti, cultura,
  • 10:49 - 10:54
    cucina differenti si trovarono per la prima 
    volta a stretto contatto: nel Nord, si sviluppò
  • 10:54 - 10:59
    un certo razzismo e pregiudizio nei confronti 
    dei meridionali, che si dovettero confrontare
  • 10:59 - 11:04
    con realtà molto diverse, nelle quali era 
    difficile integrarsi. Nella mia Torino, pensate,
  • 11:04 - 11:10
    spesso si potevano vedere sulle case cartelli 
    con la scritta “non si affitta ai meridionali”.
  • 11:10 - 11:15
    Per la prima volta, a Milano si incominciò 
    a vedere la pizza dei napoletani, ma cambiò
  • 11:15 - 11:20
    in generale la cultura gastronomica: per molti 
    versi, come vedremo in una lezione successiva,
  • 11:20 - 11:25
    la cucina italiana come la conosciamo oggi, 
    che si crede abbia una storia secolare, si
  • 11:25 - 11:30
    forma proprio in questo periodo. Cambiò anche la 
    stessa lingua: mentre prima del boom gli italiani
  • 11:30 - 11:36
    parlavano quasi esclusivamente il loro dialetto (o 
    lingua regionale), il contatto tra le regioni e la
  • 11:36 - 11:41
    nascita di nuovi media come la televisione, 
    insegnarono alle generazioni di italiani
  • 11:41 - 11:46
    che stavano uscendo dalla miseria a parlare in 
    italiano. Certo, era un italiano spesso parlato
  • 11:46 - 11:53
    con ancora qualche difficoltà e qualche deviazione 
    dalla norma letteraria, ma finalmente gli italiani
  • 11:53 - 11:59
    avevano una lingua per comunicare tra di loro.
    Le esigenze della ricostruzione postbellica
  • 11:59 - 12:05
    e il rapidissimo sviluppo economico costrinsero 
    il paese a costruire nel giro di pochi anni più di
  • 12:05 - 12:11
    quanto si fosse costruito in Italia in cento anni: 
    le città si allargarono a dismisura, aggiungendo
  • 12:11 - 12:17
    nuovi quartieri di palazzi costruiti di fretta 
    e senza troppa attenzione al bello, generando
  • 12:17 - 12:23
    quelle periferie italiane che – se avete avuto 
    occasione di visitare l’Italia – sono il vero
  • 12:23 - 12:28
    volto del paese, dove vive la maggior parte dei 
    suoi abitanti. Io in questo momento della mia vita
  • 12:28 - 12:34
    vivo proprio in una di quelle periferie. Milano 
    e Roma esplosero, arrivando quasi a raddoppiare
  • 12:34 - 12:39
    la popolazione nel giro di venti anni.
    Questo straordinario sviluppo non poteva
  • 12:39 - 12:44
    non influenzare anche la cultura: il cinema 
    italiano conobbe a sua volta un periodo d’oro,
  • 12:44 - 12:50
    nel quale gli studi romani di Cinecittà, voluti 
    dal Fascismo, furono finalmente messi al servizio
  • 12:50 - 12:55
    di una vera industria cinematografica avanzata, 
    con l’arrivo in massa degli studios americani,
  • 12:55 - 13:01
    che a Roma produssero film come Quo Vadis e 
    Ben Hur. Le star del cinema affollarono Roma,
  • 13:01 - 13:07
    mentre i fotografi facevano a gara per inseguire 
    le loro avventure: Federico Fellini, uno dei più
  • 13:07 - 13:13
    grandi registi italiani, coniò una nuova parola 
    che ha fatto il giro del mondo: “Paparazzi”.
  • 13:13 - 13:18
    [Maddalena: Ah, ci sono i suoi amici all'attacco.
    Paparazzi: A Marcé, ma do' vai tutto acchittato?
  • 13:18 - 13:20
    Paparazzi: Signorina Maddalena?
    Maddalena: No, vi prego,
  • 13:20 - 13:23
    lasciatemi in pace, stasera.
    Paparazzi: Bentornata,
  • 13:23 - 13:27
    eccola qua, più fotogenica di una diva!
    Maddalena: Tutte le sere è la stessa storia,
  • 13:27 - 13:30
    ma non si scocciano mai, questi qua?
    Marcello: Paparazzo, basta.
  • 13:30 - 13:34
    Ma dovrebbe esserci abituata, ormai. 
    Lei è un personaggio della cronaca.
  • 13:34 - 13:37
    Paparazzi: A Marcè, e dicci dove vai!]
    Il cinema italiano, in quegli anni,
  • 13:37 - 13:42
    creò nuovi generi che avranno una grande fortuna 
    anche all’estero, come gli spaghetti western,
  • 13:42 - 13:49
    la triste “commedia all’Italiana”, sospesa tra 
    commedia e tragedia, il neorealismo. In questi
  • 13:49 - 13:54
    anni si sviluppò anche una cultura di massa: 
    mentre libri e giornali erano ancora consumati
  • 13:54 - 14:00
    poco, e solo dall’élite del paese (non che oggi 
    gli italiani siano un popolo di lettori ma vabbè),
  • 14:00 - 14:05
    la televisione entrò in tutte le case: Mike 
    Bongiorno, un italoamericano arrivato in
  • 14:05 - 14:12
    Italia per portare la TV statunitense in Italia, 
    inaugurò le trasmissioni della RAI nel 1953, pochi
  • 14:12 - 14:17
    anni dopo tutto il paese si fermava ogni volta 
    che andavano in onda i suoi quiz televisivi.
  • 14:17 - 14:21
    Prima della Seconda guerra mondiale, la 
    stragrande maggioranza degli italiani
  • 14:21 - 14:26
    aveva poco tempo libero, e lo trascorreva per 
    lo più in casa. Durante il miracolo economico,
  • 14:26 - 14:32
    nacque anche l’industria delle vacanze: sui treni 
    e sulle nuove autostrade, gli italiani scoprirono
  • 14:32 - 14:37
    il piacere del mare e delle montagne. Le nuove 
    canzoni che andavano per la maggiore cantavano
  • 14:37 - 14:43
    di una vita fatta di piaceri, di amori più liberi, 
    di estati al mare. Le canzoni diventavano celebri
  • 14:43 - 14:48
    soprattutto se presentate al festival di Sanremo, 
    un appuntamento annuale che ispirerà poi un’altra
  • 14:48 - 14:53
    gara di canzoni, l’Eurovision song contest 
    (all’epoca ancora chiamato Eurovisione!).
  • 14:57 - 15:07
    In generale l’edonismo e la nuova vita 
    consumistica riducono l’importanza della
  • 15:07 - 15:11
    religione: la stragrande maggioranza degli 
    italiani restava cattolica e praticante,
  • 15:11 - 15:16
    ma la Chiesa ebbe sempre più difficoltà nel 
    dettare il modo di vivere agli italiani,
  • 15:16 - 15:22
    che incominciarono a diventare sempre 
    più indipendenti dai suoi dettami. Ma di
  • 15:22 - 15:28
    questo parleremo in un altro episodio del corso.
    Per le donne, il “miracolo economico”, come venne
  • 15:28 - 15:34
    chiamato in Italia, fu l’occasione per iniziare 
    la lunga marcia dell’emancipazione dall’oppressiva
  • 15:34 - 15:39
    società patriarcale italiana. La diffusione di 
    prodotti come la lavatrice e poi, in numero molto
  • 15:39 - 15:46
    minore, la lavastoviglie, liberarono la donna di 
    molti lavori domestici. Il 27 ottobre del 1957,
  • 15:46 - 15:52
    a Milano, aprì il primo supermercato moderno: le 
    donne potevano scegliere più prodotti di consumo,
  • 15:52 - 15:57
    in un solo luogo, risparmiando il tempo 
    dedicato alle spese. Le donne abbandonarono
  • 15:57 - 16:03
    anche i pesanti e pudici vestiti delle loro 
    madri e nonne e indossarono reggiseni, calze,
  • 16:03 - 16:08
    collant. Negli anni ‘60 arrivarono anche 
    i pantaloni e le minigonne, quasi a voler
  • 16:08 - 16:13
    affermare la nuova morale del dopoguerra. Molte 
    donne iniziarono ad entrare nel mondo lavorativo,
  • 16:13 - 16:19
    dopo decenni di impedimenti e proibizioni sotto il 
    fascismo. Eppure per le donne italiane la marcia
  • 16:19 - 16:24
    per ottenere più diritti sarà molto lunga: 
    solo negli anni ’70 le donne conquisteranno
  • 16:24 - 16:29
    il diritto al divorzio, all’aborto e ad 
    un trattamento assolutamente equivalente
  • 16:29 - 16:33
    a quello dei maschi di fronte alla legge.
    Per concludere, l’Italia della prima metà
  • 16:33 - 16:39
    del Novecento era simile alla società contadina 
    che era sempre stata – sin dai tempi dell’Impero
  • 16:39 - 16:45
    romano. Gli anni ’50 e ’60 furono invece un’enorme 
    discontinuità nella storia politica, sociale,
  • 16:45 - 16:51
    economica. L’Italia con il “miracolo economico” 
    entrò a tutti gli effetti tra gli stati più
  • 16:51 - 16:57
    avanzati del pianeta. Da allora, pur con tutte 
    le differenze del caso, la vita degli italiani
  • 16:57 - 17:03
    non è molto diversa da quella dei loro coetanei 
    in Europa, Giappone e Nord America. L’immagine
  • 17:03 - 17:08
    dell’Italia moderna all’estero – fatta di 
    buon cibo, vestiti alla moda, auto sportive,
  • 17:08 - 17:13
    Vespa – ha la sua origine per lo più in questo 
    periodo, e da allora non è mai cambiata del
  • 17:13 - 17:19
    tutto. Il boom economico degli anni ’50 e 
    ’60, se visto nel lungo periodo, è stato
  • 17:19 - 17:26
    probabilmente il più importante e rapido periodo 
    di cambiamento che l’Italia abbia mai vissuto.
  • 17:26 - 17:32
    Sei arrivato o arrivata fin qui? Significa forse 
    che ti è piaciuto ciò che hai appena visto. Come
  • 17:32 - 17:38
    dicevo all’inizio, questa era un’anteprima del 
    primo episodio del mio nuovo videocorso a cui
  • 17:38 - 17:44
    sto lavorando da qualche tempo. Se vuoi avere 
    novità su questo progetto (di cui non vedo l’ora
  • 17:44 - 17:49
    di parlarti) iscriviti alla lista d’attesa che 
    ti lascio qui sotto nella descrizione del video.
  • 17:49 - 17:55
    In questa prima fase di lancio darò notizie sul 
    corso solo a chi è iscritto alla lista d’attesa,
  • 17:55 - 18:01
    e quando sarà disponibile potrai comprarlo 
    a un prezzo speciale e con dei bonus solo
  • 18:01 - 18:06
    per gli iscritti alla lista d’attesa. Ho 
    detto troppe volte “lista d’attesa”? Vabbè,
  • 18:06 - 18:12
    così è chiaro… Quindi apri il link in 
    descrizione, iscriviti e presto avrai notizie.
Title:
Quando l'Italia cambiò completamente: il miracolo economico
Description:

more » « less
Video Language:
Italian
Team:
Podcast Italiano
Duration:
18:28

Italian subtitles

Revisions Compare revisions